venerdì 21 dicembre 2012

Buon Natale!

La prossima settimana sono in ferie e, sebbene pensi di fare di tanto in tanto una capatina nel nostro blog, anticipo i miei auguri a tutti i lettori, precisando che non seguono un ordine di importanza ma vengono via via aggiornati quando mi si accende la lampadina. E dunque:

Buon Natale a chi ama leggere e a quelli per cui è una tortura.
Buon Natale a chi lo trascorre da solo e a chi si troverà a festeggiare in numerosa compagnia.
Buon Natale ai nostri bambini delle zone terremotate e a tutti quelli che hanno voluto regalare loro dei libri e dei giocattoli (grazie IBBY!!!).
Buon Natale a chi ha donato il suo tempo e la sua opera per il bene di tutti, e a chi ne ha beneficiato.
Buon Natale alla piccola grande Malala Yousafzai ancora in ospedale: la tua esistenza coraggiosa sia di esempio a tutti noi e di monito a chi pretende di tappare la bocca e tarpare le ali delle bambine. Guarisci presto, ti vogliamo bene!
Buon Natale a chi si trova in difficoltà, per qualsiasi motivo, e dispera di vedere una luce: tieni duro, è di notte che è bello credere alla luce (E. Rostand).
Buon Natale a chi, nonostante tutto, conserva la fiducia nel prossimo: aveva ragione Anne Frank, quando diceva "Eppure penso che gli uomini siano buoni".
Buon Natale a chiunque, nel piccolo come nel grande, lavora seriamente e si impegna al suo meglio.
Buon Natale a chi sa godere delle cose belle e buone di questo mondo: gli auguro di contagiare l'umanità!
Buon Natale ai miei scrittori preferiti: l'elenco è nutrito e non sto ad elencarli tutti. Grazie per le emozioni, la gioia e talvolta l'estasi che avete donato a me e tanti altri lettori.
Buon Natale a chi vola con la fantasia e presta le sue ali a chi si accontenta di calpestare la solida terra: la strada è comune, i mezzi diversi.
Buon Natale a tutte le fantastiche persone che mi hanno consigliato un libro o un film:"Ehi, devi assolutamente leggerlo/vederlo, è favoloso" ed era vero!!!

Un abbraccio a tutti voi e un brindisi alla vita!

P.S.: Chi ritiene di allungare il presente elenco, si ritenga assolutamente libero di farlo.

venerdì 14 dicembre 2012

Un libro

Buon pomeriggio a tutti! Questa sera un utente, sfidando la bellissima nevicata che ha imbiancato prati e strade, mi ha riportato un piccolo libro per bambini che stava girando da molto tempo fra i miei utenti più piccoli (ottimo indice di gradimento). Risfogliandolo, mi sono ricordata che era una di quelle chicche che volevo condividere con il maggior numero di persone possibile, specie con chi ha figli piccoli e non vuole parcheggiarli davanti alla tv o ad un videogioco. Da qui il post di oggi.
 
Si tratta di un libro non particolarmente recente, perchè è del 2010, ma funziona alla grande, anche se richiede la presenza di un "operatore" perchè la riuscita sia garantita. Curiosi? Ecco svelato il mistero: Un libro, di HervèTullet, ed. Franco Cosimo Panini, 2010.
Dico subito che il signor Tullet è un genio, ed il suo libro ha appunto la genialità delle cose semplici: con pochissimi colori ed una forma (il cerchio, un piccolo pallino, insomma) riesce a catturare grandi e bambini, coinvolgendoli in un gioco che può ricominciare all'infinito.
Lo scorso anno Un libro ha vinto il Premio Andersen come "Miglior libro fatto ad arte": meritatissimo!
Dunque, aprite con me la prima pagina: è bianca, c'è solo un pallino giallo esattamente al centro.
Passiamo alla seconda, dove, insieme al pallino giallo cominciano a comparire le istruzioni: Premi con il dito il pallino giallo e volta pagina.
Eseguite alla lettera, mi raccomando! Ohibò... adesso ci sono due pallini gialli. La "voce" fuoricampo ordina gentilmente: Bene! ora premi lo stesso pallino giallo ancora una volta... Avanti, dunque: nella pagina seguente compaiono ben tre pallini gialli e le relative istruzioni.
Andando avanti, mamma/papà/fratello/sorella (l'"operatore", per intenderci) e il fortunato pargolo scopriranno che 'sto benedetto pallino si moltiplica, cambia colore, va su, giù, rotola a destra e sinistra, scompare e ricompare attraverso una foschia nera... ma solo se si eseguono correttamente le istruzioni.
 
Qual è l'unica controindicazione? Quella, confermata da molti miei utenti, che chi sfoglia questo libro tende a ripetere (quasi) all'infinito il gioco, portando allo sfinimento il povero "operatore" adulto, come lo abbiamo chiamato, chiamato a prodursi più e più volte per la gioia del bambino di turno.
 
Piccolo libro fantastico, di fama e virtù ben meritate, da accaparrarsi e regalare a Natale, compleanno  o quando più vi piace.
Buona serata!
 

venerdì 7 dicembre 2012

LIBRI E GIOCHI PER RICOMINCIARE

Eccoci a fare nuovamente da cassa di risonanza per un'iniziativa encomiabile e, speriamo, "fruttuosa". La nostra / vostra Biblioteca ha aderito ad un progetto intitolato Libri e giochi per ricominciare, promosso da IBBY Italia (vedi più avanti cosa è): siamo diventati uno dei punti raccolta di libri e giocattoli NUOVI, che andranno poi consegnati a bambini e ragazzi dei paesi terremotati dell'Emilia.
 
 
Quale occasione migliore per donare, nel più puro e vero spirito del Natale, ossia di rinascita? Attraverso un piccolo segno uniamo idealmente le mani e le forze per risollevare e risollevarci tutti, una catena umana di solidarietà e di collaborazione che porterà frutti immediati e sicuramente anche futuri.
 
Chiedo a tutti coloro che leggono, ciascuno secondo le proprie possibilità, di collaborare con noi, ne vale veramente la pena.
 
Due parole su IBBY, associazione che ha il merito di numerose e pregevoli iniziative di promozione della lettura nella fascia bambini-ragazzi.

IBBY - International Board on Books for Young People è un'organizzazione no-profit fondata in Svizzera nel 1953. È una rete internazionale di persone, che provengono da oltre 70 paesi, impegnate nel facilitare l'incontro tra libri, bambini e ragazzi.
I libri possono aiutare un bambino che cresce in un contesto difficile ad avere una migliore qualità della vita.

IBBY promuove a livello internazionale il diritto dei più giovani ai buoni libri e alla lettura, creando ovunque per l'infanzia l'opportunità di accedere a libri di alto livello letterario e artistico e incoraggiando la pubblicazione e la distribuzione di libri di qualità per bambini specialmente nei Paesi in via di sviluppo.
Per saperne di più, consultate questo link.
 
GRAZIE
 
P.S.: Libri e giocattoli vanno consegnati presso la Biblioteca Comunale, Piazza del Comune 3, 24020 Canonica d'Adda (BG), dal martedì al sabato

 
 

giovedì 29 novembre 2012

Una storia... per non dimenticare

Oggi voglio ricordare a tutti quelli che leggono questo blog che sabato 1 dicembre alle ore 10.00 avremo un ospite particolare presso il nostro Comune. Questa persona si chiama Giusi Traina, e 20 anni fa, esattamente il 19 luglio 1992, la sua vita è stata toccata da un evento atroce ed esecrabile: il fratello Claudio, agente della scorta del giudice Paolo Borsellino, periva nell'attentato di via D'Amelio che avrebbe ucciso Borsellino stesso ed altri 5 agenti. Li ricordiamo in questo piccolo post: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e, appunto, Claudio Traina.
Si è scritto moltissimo su quegli anni e sui protagonisti di entrambe le parti e qui non voglio aggiungere nulla di nuovo. Saranno le parole di chi è rimasto a ripercorrere (ancora una volta) una vicenda che non ha smesso di essere viva e dolorosa, ma che deve essere ricordata e da cui dobbiamo trarre, tutti, un insegnamento civile e morale.
Giovanni Falcone una volta disse:"Le parole camminano sulle gambe degli uomini"; la nostra speranza è che che le parole di Giusi e delle persone come lei camminino con noi e arrivino a mutare le coscienze.

lunedì 19 novembre 2012

La montagna magica

Ciao a chi legge.

La settimana scorsa, trovandomi a corto di letture o quantomeno di letture che suscitassero il mio interesse, mi sono messa a frugare nella nostra piccola raccolta di fumetti e mi è capitato in mano un libro magico, a partire dal titolo. Si tratta de La montagna magica, di Jiro Taniguchi, ed. Rizzoli Lizard 2009. E' un libro che adoro, veramente, sia per il tratto raffinatissimo e curato dell'Autore (la cui bibliografia è sterminata e racchiude tesori), sia per il racconto, poesia e incanto trasposti su carta, che ti investono non appena apri la prima pagina.
Per chi non conoscesse Taniguchi, volevo anche specificare che si tratta di un disegnatore o meglio, un artista, abbastanza anomalo nel mondo dei manga giapponesi, e questo si deve anche alla sua lunga frequentazione con i fumetti di scuola europea. Il risultato è un disegno che unisce le forme espressive di due continenti ed ha una forza e un'intensità del tutto particolari, unite ad una grandissima cura dei particolari e ad un tratto nitido e preciso.

La montagna magica prende spunto dall'infanzia dell'Autore, nato e cresciuto nel paese di Tottori dove si svolge la vicenda.
La trama è abbastanza semplice: Kenichi e Sakiko sono due fratellini orfani di padre, che si trovano costretti a trascorrere le vacanze estive coi nonni perchè la madre deve essere ricoverata in ospedale. Il loro campo giochi è la grande montagna che si vede dalla finestra di casa, con il vecchio castello diroccato sulla cima e soprattutto con il passaggio segreto che suscita fantasie e paure in tutti ragazzini: dove porterà? quali pericoli si nascondono nel cuore della roccia?
Per sfuggire al noioso tran tran di ogni giorno (gli amici partono tutti per il mare) e ai pensieri cupi, Kenichi decide di rifugiarsi nel museo di scienze naturali. Lì una voce lo chiama: ma chi è? Non si vede nessuno... Il suono si ripete, viene dal grande acquario che ospita l'orgoglio del museo, una rara salamandra gigante. E' proprio lei a parlare, gli chiede aiuto per ritornare a casa, nel lago segreto che giace sotto la montagna.
Dopo il comprensibile sgomento iniziale, Kenichi e la sorellina si imbarcano in una fantastica avventura, che li porterà ad affrontare e superare le proprie paure e ad incontrare il signore della montagna, l'hokora, l'anima e lo spirito del luogo.

Vi lascio a godervi queste pagine meravigliose, che non sfigurano accanto ai grandi classici per l'infanzia ma si rivolgono anche agli adulti: ve lo assicuro, riempiono il cuore.

Buon inizio di settimana

martedì 13 novembre 2012

GIORNATA MONDIALE DELLA GENTILEZZA

Il 13 novembre 2012 (oggi) è la Giornata Mondiale della Gentilezza.
 
Questa data non è stata scelta a caso, ma coincide con la giornata d’apertura della Conferenza del “World Kindness Movement” a Tokyo nel 1997 che si è chiusa con la firma della Dichiarazione della Gentilezza.
 

L’obiettivo di questa giornata è di guardare oltre noi stessi, oltre i confini dei diversi paesi, oltre le nostre culture, etnie e religioni.

Insomma, di renderci conto che siamo cittadini del mondo e che, in quanto tali, abbiamo spazi e presenze da condividere, abbiamo dei luoghi pubblici da curare, degli animali da proteggere, un sistema da conservare e uomini da accogliere e valorizzare.

Se vogliamo dare avvio a un miglioramento, se vogliamo raggiungere l’obiettivo di una coesistenza non solo pacifica ma anche di crescita, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione e le nostre cure su quello che abbiamo in comune.

Solo così possiamo essere parte di un mondo migliore.

 
Questo movimento deve partire dal basso, da noi, dalle piccole azioni quotidiane che messe assieme formano il nucleo più vivo e vero della nostra esistenza. Creiamo un clima positivo e sereno attorno a noi, e saremo i primi a beneficiarne. Attenzione, non confondiamo la gentilezza con le buone maniere, con la cortesia formale e calcolata: cerchiamo di far scaturire il meglio, la pazienza, il rispetto, l'empatia, la generosità, e i risultati non si faranno attendere.

Infine... facciamo in modo che la giornata della gentilezza sia sempre, ogni giorno dell'anno, un modus vivendi che si opponga a certo andazzo attuale, all'urlato, all'imposto, all'arroganza e alla prepotenza.

Per chi volesse approfondire l'argomento, suggerisco un paio di siti interessanti:

http://www.gentilezza.org/, del Movimento Italiano per la gentilezza
http://www.gentletude.com/: Gentletude è un’associazione senza scopo di lucro che persegue scopi esclusivamente umanitari di solidarietà sociale con l’obiettivo di promuovere azioni per migliorare le relazioni tra le persone, il rispetto per l’ambiente e gli animali a livello regionale come nazionale

e un libro che guarda caso ho qui in biblioteca, collocato al 177 FER:
La forza della gentilezza, di Piero Ferrucci, ed. Mondadori 2005
 
Buona giornata a tutti

mercoledì 31 ottobre 2012

Serata con fantasma

La notte di Halloween è ormai alle porte e, inesorabile come la morte, arriva un piccolo consiglio "letterario" per chi non partecipa a feste in costume o gira per le strade a spaventare ignari passanti.

Se avete programmi più tranquilli, tipo un incontro ravvicinato col divano e una tazza di tè o cioccolata, suggerisco caldamente la compagnia di una delle più classiche e ben riuscite ghost stories che mi sono capitate sottomano: La donna in nero, della scrittrice britannica Susan Hill, ed. Polillo.


Uscito per la prima volta nel 1983, La donna in nero ha avuto l'onore di più di 40 edizioni e svariate ristampe; la piéce teatrale che ne è stata tratta è in cartellone a Londra da più di 23 anni (seconda in questo solo a Trappola per topi di Agatha Christie). Non vi propongo quindi una novità, ma veramente un classico del gotico, costruito a regola d'arte e di meritatissimo successo.
La voce narrante è quella del protagonista Arthur Kipps, avvocato londinese che la sera di Natale racconta alcuni strani, paurosi eventi che gli sono occorsi in gioventù. Appena ventenne, il giovane viene mandato dal suo capo nello sperduto villaggio di Crythin Gifford ad esaminare gli incartamenti di un'anziana cliente morta da poco, la signora Drablow.
La donna aveva condotto vita da reclusa in una tetra casa eretta fuori paese, nel bel mezzo di una palude e raggiungibile solo in alcuni momenti della giornata, perchè per il resto la strada era coperta dalle maree o avvolta nella nebbia.
Ignorando le voci dei paesani e la strana apparizione di una misteriosa donna avvolta in lugubri vesti nere, Kipps decide di stabilirsi là per esaminare la montagna di carte appartenenti alla defunta.
Beh, siamo solo all'inizio e le cupe descrizioni del villaggio e del cimitero, le reazioni dei paesani all'arrivo del giovane e soprattutto alla sua decisione di soggiornare alla casa "maledetta", nonchè la visione della dama in nero, sono già un assaggio dei brividi che ci aspettano. Sì, perchè la maestria della Hill è tale che - immagino - anche i meno paurosi a questo punto avranno lasciato l'abbraccio del plaid per alzare un po' la luce e magari accendere la tv e sentire delle voci.
Sarà immediato calarsi nei panni del protagonista, chiuso in una casa tetra e scricchiolante, aggirarsi con lui in stanze piene di mobili polverosi e oscure presenze, imbattersi in porte chiuse ed udire nell'oscurità grida lamentose provenire dalla palude.
Poco alla volta, a sue spese, Kipps scoprirà qual è il terribile segreto dei Drablow, una triste storia di odio famigliare, di vergogne da nascondere, del loro tragico epilogo. Allora fugge, ritorna alla sua normalità, credendo di lasciare l'orrore dietro di sè...
Finale al cardiopalma, veramente bellissimo, ma in generale tutto il romanzo è paragonabile ad un buon vino d'annata, da gustare in ogni sua parte.

Buon Halloween a tutti!

P.S.: Per i pigri: a marzo è uscito anche il film, protagonista un certo Daniel Radcliffe, noto ai più come il maghetto Harry Potter. Ma questo, forse, già lo sapevate.

sabato 27 ottobre 2012

Un personaggio originale

Un articolo apparso recentemente su un periodico americano ha riportato in primo piano la figura di Grigorij Perelman, eccentrico matematico russo.

Perelman ha dimostrato la congettura di Poincaré, problema matematico irrisolto da secoli, che non mi provo neppure a spiegarvi . L’impresa, a dire poco straordinaria, gli è valsa la medaglia Fields, l’equivalente del Nobel nel campo della matematica: ebbene, il nostro personaggio ha rifiutato il premio, spiegando:" Per me, un premio è del tutto irrilevante. Se il teorema è corretto, non ho bisogno di alcun tipo di riconoscimento".
Allo stesso modo ha rifiutato il premio da un milione di dollari assegnatoli dal Clay Mathematics Institute di Cambridge e la leggenda narra che abbia affermato: "So come controllare l'universo, allora perché dovrei avere bisogno di un milione?".

Vere o presunte, sono parole molto indicative del personaggio, che oggi vive grazie ai 160 euro al mese di pensione dell’anziana madre alla periferia di San Pietroburgo ed è disoccupato da sette anni. Grisa, questo il suo nome di battesimo, ha tagliato i ponti con l’esterno e vive isolato in questo suo piccolo mondo antico.
 
Un personaggio schivo e geniale, che ha fatto dell'amore per la verità e la scienza un modo d'essere ed uno stile di vita, tanto da sembrare uscito da un romanzo: vale la pena approfondirne la storia! Buona ricerca.
 
Questa la sua biografia essenziale:
 
◆13 giugno 1966 Nasce a San Pietroburgo.
 
◆ 1976 Si iscrive all’istituto di matematica di Sergej Rukšin. Poi frequenta il liceo di matematica e fisica N° 239 di Leningrado.
 
◆ 1982 Vince una medaglia d’oro alle Olimpiadi internazionali di matematica di Budapest.
 
◆ Anni novanta Dopo la laurea all’Istituto di Matematica Steklov di San Pietroburgo, si trasferisce negli Stati Uniti.
 
◆ 2003 Riesce a dimostrare la congettura di Poincarè.
 
◆ 2006 Rifiuta la medaglia Fields, il più importante riconoscimento nel campo della matematica.
 
◆ 2010 Rifiuta un milione di dollari del premio del Clay Mathematics Institute.

giovedì 25 ottobre 2012

I pensieri di notte

Anche con questo post mi limito a riportare quello che altri, ben più grandi di me, hanno scritto, nella speranza che parole come queste, con un senso profondo e un mare di umanità dentro, possano indurci a leggere ancora, pensare, trarre conclusioni e - forse - diventare un po' migliori.

Signori e signore, da L'albero dei mille anni, Rizzoli, 2010, di Pietro Calabrese, giornalista morto per un tumore il 12 settembre 2010:

…Sapete come sono i pensieri di notte, hanno un ritmo diverso da quelli del giorno. Vanno e vengono per i fatti loro, non riuscite a controllarli bene, vi scappano da una parte e dall’altra, e quando riuscite a imbrigliarli, o almeno così vi pare, vi accorgete che il tempo trascorso è molto più dilatato di quello che credevate. Di notte il tempo con i suoi pensieri arruffati se ne va per i fatti suoi. La clessidra della notte non somiglia a quella del giorno. Sono le magie dei granelli di sabbia, la grande “magheria” dell’universo che ci circonda.

…”Mio Dio quanto è lungo questo pomeriggio di malinconia” ho pensato a un certo punto con un nodo in gola. Ho pensato alla mia vita che stava per finire, e che quella brevità concessami non mi avrebbe permesso di vedere quasi nulla delle molte cose che invece pensavo mi spettasse di diritto vedere e vivere. Come sono sciocchi e orgogliosi e pieni di sé gli uomini molte volte! Pensano che tutto sia loro dovuto e non si rendono conto che ogni cosa, anche la più piccola e apparentemente insignificante, è un meraviglioso regalo dell’esistenza: la vera felicità è accanto a noi ogni giorno, trasparente di una luce abbagliante che solo noi stupidi ciechi non riusciamo a vedere.

…Mi era arrivato addosso all’improvviso quel treno in corsa del cancro assassino. Perché mi fermassi. Perché riflettessi. Perché capissi. Perché ripensassi ai miei giorni marginali e non li rivivessi mai più. Perché finalmente realizzassi che il valore della vita non è nella vita stessa ma è dentro le piccole cose quotidiane, il qui e ora. Perché sprechiamo il valore delle cose che contano veramente. Perché pensiamo che il bello e il buono sono sempre altrove. Perché la vita è bella, bello il sole e il freddo dell’inverno, bellissima una giornata di primavera e il venticello che l’accompagna.

Segnalo anche, agli interessati e non, un paio di titoli assolutamente meritevoli che probabilmente molti già conosceranno perchè non sono titoli recenti:

L'ultima lezione, Randy Pausch, Rizzoli 2008
Nell'agosto 2007, Randy Pausch, professore presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Pennsylvania, scopre che il cancro contro il quale combatte è incurabile e che gli restano pochi mesi di vita. Il 18 settembre 2007 tiene davanti a 400 studenti e colleghi la sua "ultima lezione", intitolata "Realizzare davvero i sogni dell'infanzia". Potete vederla anche voi, cliccando qui. Pausch non vuole rivelare il senso della vita; più modestamente, mostra perché vale la pena vivere.

I miei martedì col professore, Mitch Albom, Rizzoli, 1998
In questo caso si tratta di una romanzo. L'autore e voce narrante rivede intervistato in TV un suo vecchio professore di college con cui ha perso i contatti, nonostante il legame profondo che li univa e l'influenza che egli aveva avuto su di lui. Vergognandosi del proprio lungo silenzio, Albom si decide infine ad andare a trovare l'anziano professore, ormai gravemente malato. Per quattordici settimane si vedranno ogni martedì, dibattendo dei temi più vari, in cui l'amore, la vita, la gioia, si intrecciano con la sofferenza e la morte: "... bisogna imparare a morire e così imparare a vivere". Bello e toccante.

mercoledì 17 ottobre 2012

Storia di Malala


Malala Yousufzai è una ragazzina pakistana della regione dello Swat, ha 14 anni e tanta voglia di leggere e studiare. Tiene dal 2009 un blog per la BCC in cui narra, giorno per giorno, come questo non sia concesso, né a lei, né a tutte le altre donne e ragazze.
I talebani, che governano la zona, negano il diritto allo studio e all'istruzione delle bambine, chiudono scuole o le bruciano, uccidono insegnanti e donne che ricoprono incarichi pubblici, istituiscono un vero e proprio regno del terrore perchè considerano queste cose come una minaccia al loro stile di vita e alla loro ideologia.
 
Il 9 ottobre un talebano ha sparato alla testa e al collo di Malala, che si ostinava ad andare a scuola, nascondendo i libri sotto il velo, che "pretendeva" per sè e per tutte il diritto a leggere, studiare, capire, parlare. Una punizione, un terribile esempio per tutte le altre che avessero osato fare lo stesso...
 
Ma il risultato ottenuto è stato opposto. Malala lotta ancora fra la vita e la morte, è in terapia intensiva, ma il giorno dopo l'attentato migliaia di pakistani, i suoi stessi concittadini adulti e bambini, sono scesi in piazza pubblicamente, pregando per lei e accendendo candele, rifiutando con un atto clamoroso il clima di terrore e violenza instaurato dai talebani; nelle moschee la preghiera del venerdì è stata dedicata a lei ed alla sua guarigione... e tutto il resto del mondo è al suo fianco, in una condanna corale non solo dell'accaduto, ma dell'ideologia contorta che vi è sottesa.
 
Anche noi siamo con te, Malala, e vorrei che questo piccolo, minuscolo post intitolato a te sia solo una delle tante eco che si ripercuotono nel mondo, narrando la tua storia e ribadendo il principio sacrosanto che l'istruzione e la conoscenza sono non solo un diritto, ma anche un'arma formidabile contro i tempi  e gli intelletti bui.
 
"Dateci penne oppure i terroristi metteranno in mano alla mia generazione le armi " (Malala Yousufzai, 14 anni)

venerdì 12 ottobre 2012

Assegnato il Nobel della letteratura

ll Premio Nobel per la letteratura è stato assegnato allo scrittore cinese Mo Yan. Lo pseudonimo in cinese significa «Colui che non vuol parlare», ed era un soprannome che gli venne dato da piccolo perché chiacchierava troppo mettendo nei guai parenti e amici.

Lo scrittore più famoso della Cina contemporanea è anche sceneggiatore di Addio mia concubina, film del 1993, e autore di libri come Sorgo rosso, storia ambientata alla fine degli anni Venti del Novecento in una zona rurale della Cina settentrionale dove vigono ancora usanze di stampo feudale, dal quale Zhang Yimou ha tratto l'omonimo film vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino nel 1988. Tra le altre sue opere celebri, anche Supplizio del legno di sandalo, del 2005, che in Italia gli è valso il premio per la letteratura internazionale Nonino, e il recente Cambiamenti. In Italia sono usciti anche L'uomo che allevava i gatti, Grande seno, fianchi larghi e Le sei reincarnazioni di Ximen Nao.
L'ultimo romanzo di Mo Yan si intitolerà Le Rane, e la traduzione italiana - a cura di Patrizia Liberti - è attesa in Italia per il 2013. Secondo l'estratto della trama il drammaturgo Kedou (che significa girino), racconta in quattro lunghe lettere indirizzate all'immaginario scrittore giapponese Sugitani Yoshihito la storia della zia paterna Gugu, che, dopo aver ricevuto una sommaria educazione medica è negli anni '50 l'unica levatrice di una regione rurale. Ma nel '65, costretta dal partito a osservare la legge sul controllo delle nascite, si troverà a dover fare aborti forzati, diventando una specie di boia. Si tratta del «ritratto di una donna la cui vita attraversa e definisce la Cina di oggi. Le sue scelte e decisioni sono complesse e controverse, spesso discutibili perchè complesso e sofferto è il giudizio di Mo Yan sul suo Paese».
LA BIOGRAFIA - Nato in campagna, Mo Yan ha dovuto smettere di studiare dopo la scuola primaria per aiutare la famiglia come pastore e poi, 18enne, come impiegato in un cotonificio. Nel 1976 ha abbandonato il povero e isolato paese natale per arruolarsi nell'esercito: era soldato semplice, caposquadra, istruttore, segretario e scrittore.
Contemporaneamente ha studiato per laurearsi nel 1986 presso la Facoltá di Letteratura dell'Istituto Artistico dell'Esercito di Liberazione Popolare, e ottenere un master in Studi letterari e artistici presso l'Universitá Normale di Pechino (1991). Nel 1997, congedatosi dall'esercito, ha iniziato a lavorare per un giornale.

martedì 2 ottobre 2012

Cucina... d'emergenza

Intravisto di sfuggita nella vetrina di una libreria milanese, poi recuperato fortunosamente in un mercatino dell'usato, il libro che vi presento oggi si rivolge  a "...giovani imbranati, lavoratrici affrante, velisti duri & puri e gourmet dissoluti", ossia a quelle categorie di persone che, per scelta o per necessità, si trovano a non avere molto tempo a disposizione (a volte nessuna voglia) di cucinare. La soluzione, l'ultima spiaggia dell'affamato, è data dalle famigerate scatolette, l'incubo delle brave massaie e dei buongustai di ogni dove.
Il libro si intitola infatti Benedette scatolette, di Antonio Mungai, ed. Endemunde, 2012.
Immagino che chi si diletta di cucina e di buon cibo troverà molto deprimente il ricorso a cibi in scatola o anche sottovetro, preferendo giustamente ove possibile l'alimento fresco. Purtroppo non sempre è fattibile (infatti l'Autore cita il caso dei velisti, oltre a quello di mariti soli e casalinghe imbranate), ma anche in questo frangente ci si può nutrire degnamente con minime doti culinarie e notevole risparmio di tempo.
 
Dopo una breve Introduzione sul perchè è stato scritto questo libriccino di nemmeno 100 pagine, si passa a Cosa mettere in dispensa e Quali strumenti usare, due capitoli densi di buoni consigli relativi all'acquisto e alla conservazione di scatolette, tubetti, ecc., nonchè alla strumentazione più adatta per aprirli, per non rischiare di dover usare i denti e le unghie.
E poi ... finalmente le ricette, suddivise in Cucina senza fuoco, Cucina in barca, Cucino io. Già, perchè, se è vero che il variegato mondo del cibo conservato ci permette l'uso immediato quasi senza altro intervento umano, è altrettanto vero che in pochi minuti e con un minimo di accorgimenti si riesce a preparare un pranzo dall'antipasto al dolce con risultati più che discreti, magari facendo bella figura.
Tutto sta, sottolinea l'Autore, nell'organizzarsi bene al supermercato e in casa: scatolette di buona qualità (e ce ne sono) e un minimo di armamentario (apriscatole, tritaverdure, pentole, ecc.), ed anche un principiante assoluto può realizzare un pasto "vero" senza bersi i piselli direttamente dalla lattina.
Troviamo segnalati i prodotti migliori con tanto di marca, ed i siti che possono essere utili sia per la scelta che per l'acquisto, oltre ad alcuni negozi on line (fra cui quello del cuoco Moreno Cedroni, titolare de La Madonnina del Pescatore nelle Marche, che produce da sè le proprie scatolette degne di un gourmet).
Infine vi consiglio di fare caso alle note che troverete alla fine di quasi ogni pagina, col titolo Ti può interessare: sono piccoli approfondimenti e notizie utili un po' su tutto, dalle proprietà dei cibi, ai metodi di produzione e conservazione, alle varianti sulle ricette.
 
Piccolo libro, divertente, istruttivo e tascabile (che non guasta!): fatene buon uso!
 

venerdì 28 settembre 2012

Bibliopride 2012

Ciao a chi legge.
 
Riproduco di seguito la comunicazione che potete trovare pari pari sul sito dell'AIB (Associazione Italiana Biblioteche) di cui mi onoro di essere socia.
 
In tempi in cui i tagli al settore della cultura e della ricerca si fanno sempre più pesanti e sempre più a rischio appare il diritto all'informazione e alla conoscenza non ostacolate da fattori economici o altro, abbiamo sentito il bisogno di una giornata dedicata al mondo delle biblioteche.
Vogliamo riaffermare con forza la nostra presenza ed il ruolo fondamentale che svolgiamo come mediatori di conoscenza, sapere, democrazia... e al di là di ogni facile retorica, l'orgoglio di esserlo.
 
Oltre all'evento di Napoli, ciascuna biblioteca può aderire alla giornata con iniziative specifiche. Ci saremo anche noi, proprio sabato 13 alle ore 10.00, con una lettura dedicata ai bambini: Mostri a merenda, a cura della Coop. Tangram. Ingresso libero e gratuito.

 
Giornata nazionale delle biblioteche
Vieni con noi a Napoli il 13 ottobre!
 
Il 13 ottobre a Napoli e in moltissime città italiane si celebrerà la prima Giornata nazionale delle biblioteche. Una ricorrenza promossa dall’Associazione Italiana Biblioteche per ribadire l’importanza del sistema bibliotecario nazionale per la crescita culturale, economica e sociale del nostro Paese; una giornata di sorprese e di scoperte per tutti gli italiani, lettori e non lettori, frequentatori di biblioteche e non; un’affermazione d’orgoglio per tutti i bibliotecari, che vogliono ribadire pubblicamente l’amore per la loro professione e chiedere maggiore attenzione da parte delle istituzioni.

Circa un anno fa, era il 22 ottobre 2011, abbiamo lanciato La notte delle biblioteche, un appello pubblico a difesa delle biblioteche italiane minacciate dai tagli ai bilanci e dal disinteresse delle istituzioni. Analoghe proteste sono state avviate in Gran Bretagna e in altri paesi per le medesime ragioni. Oggi come un anno fa vogliamo riaffermare l’importanza delle biblioteche come servizio essenziale per la vita culturale, sociale e civile del Paese, come presìdi di democrazia fondati sulla libertà di espressione e sul confronto delle idee.

Le biblioteche costituiscono un’infrastruttura della conoscenza che raccoglie, organizza e rende disponibili i prodotti della creatività e dell’ingegno, fornisce accesso a una pluralità di saperi e di informazioni, agevola l’attività dei ricercatori e degli studiosi, tutela la memoria culturale della nazione, offre a tutti i cittadini occasioni di crescita personale e culturale, favorendo l’acquisizione di competenze che possono essere spese nella vita sociale e lavorativa. Ma le biblioteche sono oggi anche luoghi di scoperta e di partecipazione, ambienti di apprendimento dove le persone possono imparare a dominare le tecnologie e a muoversi nel mondo sempre più esteso dell’informazione e dei saperi. Luoghi aperti, gratuiti, alla portata di tutti, che attendono solo di essere scoperti e valorizzati.

Le biblioteche italiane sono la rampa di lancio di una nazione che intende puntare sullo sviluppo delle capacità e delle competenze, sul merito che si manifesta a partire dall’uguaglianza delle opportunità concesse a tutti. Il 13 ottobre vogliamo ricordarlo all’Italia intera, senza proteste e con il sorriso sulle labbra.

Segna in agenda: il 13 ottobre hai un impegno con l’AIB, partecipa al BiblioPride!

venerdì 21 settembre 2012

La scuola è cominciata


Lo so, la scuola è cominciata ormai da più di una settimana, ma lo stesso voglio inviare a tutti gli studenti che stanno leggendo un buon inizio d'anno scolastico e la fortuna di trovare sulla propria strada buoni maestri e ottimi libri (questi ultimi sono anche i migliori maestri e amici che potrete mai avere).
Mi rendo conto di quanto possa essere pesante lasciare la comodità del proprio letto e della propria casa per starsene seduti delle ore ad ascoltare, prendere appunti, fare compiti di cui a volte non si vede l'utilità, e magari contemporaneamente tremare in attesa di un'interrogazione o del tema in classe... Ma, credetemi, non è poi così male e soprattutto vi sarà molto utile, da subito e nel futuro.
 
Chiudo, perchè non intendo farvi un pistolotto sulla bellezza dello studio della lettura della scuola del dovere ecc. ecc. Prendo invece spunto dal felice evento della riapertura delle scuole per presentarvi il libro di un autore che, per parte mia e non solo, ha raggiunto il massimo del consenso e del gradimento, di cui spero di potervi proporre presto un post dedicato: Roald Dahl. Premesso quindi che sono assolutamente di parte e che ho regalato i suoi libri al mio nipotino quando ancora non sapeva leggere, introduco il divertente, ironico, sottile, godibilissimo Boy.

Dunque, i Dahl erano norvegesi, ma il padre emigrò presto nel Regno Unito per lavoro e per permettere ai figli di frequentare quelle che secondo lui erano le migliori scuole di allora. Boy narra proprio dell'infanzia di Roald e soprattutto del periodo trascorso nei severissimi istituti inglesi, al cui confronto le scuole di qui e in generale d'oggi sono delle vacanze a cinque stelle.
L'Autore non vuole scrivere un'autobiografia, perchè non vuole - dice - annoiarci con particolari noiosi e lunghe chiacchiere: così inizia uno dei più deliziosi racconti della vita di una bimbo prima e di un ragazzino poi negli anni Venti. Una meravigliosa famiglia, grande ed affettuosa, che presto perde il padre; le vacanze sulle isole norvegesi, mari ghiacciati e cieli luminosi; una madre amorevole, eppure inflessibile nel mandare il piccolo Roald lontano, dove erano ubicati questi gloriosi istituti educativi...
Il nostro eroe affronta con il consueto umorismo quello che gli succede, anche se non esattamente piacevole: le punizioni corporali che insegnanti e rettori infliggono per ogni minimo sbaglio, il freddo di lugubri dormitori che ospitavano più ragazzi, la sbobba immangibile definita "cibo", le angherie dei compagni bulli ... Non è una bella situazione e per quanto di carattere forte Roald ne soffre (leggete l'episodio in cui effettuano a tradimento su di lui l'asportazione delle adenoidi senza anestesia e lo rimandano a casa sulle sue gambe, ancora sanguinante...). La nostalgia fa capolino qua e là nella narrazione: Roald scriverà ogni settimana alla madre, a partire dal 1925 e fino al 1957, anno della morte di lei, e ampi stralci delle sue lettere sono riprodotti nel libro.
 
"La nostalgia è un po' come il mal di mare. Non puoi immaginarti come sia spaventoso finché non ne soffri e, quando ti prende, ti arriva come un pugno allo stomaco e vorresti morire. La sola consolazione è che entrambi questi mali si risolvono di colpo. La nostalgia di casa sparisce appena abbandoni i confini della scuola e il mal di mare appena la nave entra in porto".
 
Cosa dirvi, ancora? Il libro, anche se narra di situazioni difficili, brutte, dolorose, non riesce ad essere triste: aleggiano sempre il sorriso, la gioia delle vacanze, il divertimento per gli scherzi ai danni del malcapitato di turno. E, come per una vendetta postuma, i rettori crudeli, le vecchie cattive, i compagni prepotenti e tanti altri si ritroveranno poi dipinti nei più famosi racconti e romanzi di Dahl.
 
Una volta che avrete letto Boy, non vi lamenterete più della vostra scuola...garantito!

sabato 15 settembre 2012

Cose da veri uomini

Rieccomi con un piccolo post (semi) provocatorio, a partire dal titolo.
Premetto che mi irritano profondamente le distinzioni del tipo "cose da uomini / da donne". Sono contraria di principio a limitazioni di questo genere, le ritengo improduttive se non addirittura controproducenti in ogni campo, in primis per quanto riguarda i libri. Tanto per fare un esempio che mi riguarda personalmente, durante la preistoria della mia infanzia divoravo i romanzi di Emilio Salgari (per chi non lo sapesse, storie di pirati a gogo'), per passare poi con disinvoltura a Jules Verne (viaggi, naufragi, scoperte scientifiche e albori di fantascienza), perdendomi nel mio preferito in assoluto, Robert Louis Stevenson (che capolavoro L'isola del tesoro... e più tardi, Dottor Jekyll e Mr. Hyde!!!). Insomma, letture che qualcuno definirebbe prettamente "maschili", ma che in ogni caso i miei genitori si guardavano bene dal vietarmi in nome di non si sa quale criterio oscurantista. Anzitutto sapevano bene che avrebbero ottenuto l'effetto opposto, ma soprattutto si rendevano conto che questa mia fame di letture era positiva, e che mi avrebbe spinta ad ampliare il mio raggio d'azione con un meccanismo di autoalimentazione che continua ancora oggi.
 
Chiusa questa breve parentesi, passo ad illustrare un libro che di per sè avrei degnato di poca attenzione solo per il titolo: Il pericoloso libro delle cose da veri uomini, di Conn e Hal Iggulden, ed. Mondadori, 2007.
 

Anche stavolta devo ringraziare il caso o chi per esso, perchè di detto libro mi è stata richiesta un'opinione ed ho dovuto giocoforza cercarlo ed esaminarlo. Si presenta come un grosso tomo (circa 300 pagine) con la copertina rigida e di un rosso vivace e le scritte impresse in oro e nero. La carta delle pagine riproduce  un effetto di falsa usura e invecchiamento, con finte pieghe e perfino gli schizzi del caffè. La controcoperta presenta un delizioso motivo di teschi con le loro brave tibie incrociate.
Passiamo ai contenuti, che sono poi quelli che ci interessano di più.
 
Il Sommario ci dà un'idea della mole di materiale trattata dai due autori e va da Il kit da veri uomini (che comprende coltellino svizzero, bussola, fazzoletto, ago e filo...), a Domande sul mondo (perchè un giorno estivo è più lungo di un giorno invernale? cos'è il vuoto?), a Cappelli, barche e gavettoni di carta, a Coltivare cactus, ecc. ecc. Oltre a questo tesoro di istruzioni che in qualche caso difficilmente metteremmo in pratica (Cacciare e cucinare il coniglio, almeno nella prima parte...), il libro è infarcito, proprio come una bella torta sontuosa, di informazioni e notizie che spaziano dalla storia, all'astronomia, alla medicina, alla letteratura.
Ci si può trovare veramente di tutto e imbastire, proprio come è successo in famiglia da me, accese discussioni sulle personalissime graduatorie degli Autori in tema di canzoni, film, fumetti, poesie, ecc. ecc.
Insomma, è proprio un libro divertente, una miniera da esplorare anche aprendolo semplicemente a caso, perchè ogni pagina fornisce spunti interessanti o nozioni utili. Promosso, per quanto mi riguarda: tanto da essere regalato sia a bambini che adulti e da essere acquistato per la nostra biblioteca.
 
Segnalo il capitolo Le ragazze, a pag. 140, con ben 9 consigli per trattare le stesse. La lettura di queste pagine sarà utile ad entrambe le metà del cielo, ve lo assicuro.
 

mercoledì 12 settembre 2012

Qualche citazione allo sbaraglio

Un libro deve essere come un'arma che possa rompere i mari ghiacciati dentro di noi, Franz Kafka
 
Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso e mi ricordano che i giorni corrono veloci e che la vita fugge via, Francesco Petrarca
 
Leggo per legittima difesa, Woody Allen
 
Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira, J. D. Salinger
 
Tutti i libri del mondo non ti danno la felicità, però in segreto ti rinviano a te stesso. Lì c'é tutto ciò di cui hai bisogno, sole stelle luna. Perchè la luce che cercavi vive dentro di te. La saggezza che hai cercato a lungo in biblioteca ora brilla in ogni foglio, perchè adesso è tua, Hermann Hesse
 
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere, Daniel Pennac
 
Nessun vascello c’è che come un libro
possa portarci in contrade lontane
né corsiere che superi la pagina
d’una poesia al galoppo -
Questo viaggio può farlo anche il più povero
senza pagare nulla -
tant’è frugale il carro che trasporta
l’anima umana.
Emily Dickinson
 
Io leggo per un sacco di motivi. Generalmente tendo a frequentare lettori e ho paura che, se smettessi di leggere, loro non vorrebbero più frequentare me (sono gente interessante e sanno un sacco di cose interessanti, ne sentirei la mancanza). Sono anche uno scrittore e ho bisogno di leggere per ispirami e per istruirmi e perché voglio migliorare, e solo i libri possono insegnarmi come. A volte, certo, leggo per scoprire delle cose: a mano a mano che invecchio, sento sempre di più il peso della mia ignoranza. Voglio sapere com'è questa o quella persona, vivere in un posto o in un altro. Amo quei dettagli sui meccanismi del cuore e della mente umana che solo la narrativa ci può illustrare, i film non si avvicinano abbastanza, N. Hornby, Una vita da lettore
 
 

Chi di voi lettori vuole contribuire e/o commentare? Queste non sono che gocce nell'oceano! Ciao a tutti

P.S.: Faccio notare che ho cambiato anche la citazione in Hanno detto!

domenica 2 settembre 2012

Calcio

"Come mia mamma, anche gli altri adulti alla fine si arrendevano.
Fratello Lasi smetteva perfino di appiopparci note sul diario, ci supplicava di non toccare palla nei giorni che non fossero quelli di allenamento.
Era impossibile, perché ogni pomeriggio un benedetto pallone ti ruzzolava chissà come tra i piedi. Ti saltellava tra le gambe come un cagnolino affettuoso, capace di annusare il tuo odore a miglia di distanza.
Solo un essere senza cuore, a quel punto, non ci avrebbe giocato.
I professori, tutto d'un tratto, si rendevano conto che i nostri voti non avrebbero lasciato ferite mortali.
Scoprivano di non avere tempo, né voglia, di impantanarsi in una guerra persa in partenza.
Mettevano da parte le prediche, autografavano qualche insufficienza da fare controfirmare ai genitori e lasciavano perdere.
Avevano cercato di allontanarci dal calcio, ma non ci sarebbero mai riusciti.
Era il calcio che si rifiutava di allontanarsi da noi."

Oggi vi regalo uno stralcio da un romanzo in cui mi sono imbattuta quasi per caso e che stranamente - visto che non sono né un'appassionata, né un'esperta di calcio: hanno provato in tanti, invano, a spiegarmi le regole del fuorigioco... - ho preso a leggere e poi divorato ridendo e divertendomi ad ogni pagina.

Si intitola Un'ultima stagione da esordienti, ed. Marcos y Marcos, 2006, e l'autore è Cristiano Cavina. Leggo dalla sua biografia che lavora anche adesso nella pizzeria di famiglia a Casola Valsenio, Ravenna, e tiene a non considerarsi uno "scrittore"... Non male, per uno che con i suoi libri ha vinto premi prestigiosi come Tondelli, Vigevano, Castiglioncello, Selezione Strega, ecc.

L'io narrante è lo stesso Autore, classe 1974, che rievoca con umorismo e un po' di nostalgia i suoi giorni di ragazzetto innamorato del calcio, fra scuola, partite che di amichevole hanno solo il nome, tifoserie di ogni genere, compagni poi persi o mai ritrovati...
La scrittura di Cristiano Cavina è talmente vivida e immediata che ci si ritrova immersi nelle atmosfere di un piccolo paese di collina, dove si gioca su un campetto duro come il cemento e gli spogliatoi sono al minimo sindacale. Un mondo ed un'età in cui il calcio è ancora puro e dispensa magia nei momenti più impensati, in cui ogni partita viene giocata come se fosse l'ultima e mettesse in palio la gloria e il futuro.

Fa uno strano effetto conoscere tifosi come il professor Querzoli, "... latinista in pensione più o meno dalla caduta dell'Impero Romano, che non si perdeva un incontro casalingo e mandava al diavolo gli avversari e i loro tifosi con una ricercatezza e un'eleganza di linguaggio mai eguagliata...".
Oppure Dapersè - attenzione ai soprannomi dei personaggi, sono delle chicche che da sole valgono la lettura del libro! -, il quale decide di esporre in campo una scritta:"... Rispolverando la sua antica educazione scolastica, aveva optato per un lugubre LASCIATE OGNI SPERANZA, VOI CHE VENITE DENTRO".

Non mancano naturalmente le descrizioni delle partite, con tale dovizia di particolari che perfino io capisco le azioni di gioco; impagabile il resoconto di una simulazione di fallo effettuata da un compagno di squadra, che appena sfiorato riesce ad esibirsi in una caduta spettacolare e rotolare a 30 metri di distanza (ricevendone perfino i complimenti dallo stesso arbitro, allibito).

Mi sono immersa nelle microstorie di amici e compagni di squadra, attori di questo piccolo mondo che non sempre presenta un lieto fine, anzi... Talvolta sono vicende tristissime, che riconosciamo come nostre perché purtroppo le leggiamo quotidianamente sui giornali o le sentiamo al TG della sera; o, peggio ancora, le abbiamo vissute personalmente. Cavina in questo non fa sconti, non cerca di alleggerire la storia per non rattristare il lettore, ma ci fa partecipi delle sue lacrime come delle sue risate. Da provare.

Segnalo ancora l'ultimo capitolo del libro, dal titolo Non vedo l'ora, e trascrivo (non me ne voglia l'Autore, adesso smetto) i ringraziamenti nella pagina finale del libro con cui concordo amaramente:

"Questo libro non sarebbe stato scritto senza l'esperienza nei campi sportivi disseminati in questa repubblica, dove si giocano i campionati provinciali.
Gli unici luoghi in cui il Dio del Calcio non si vergogna a farsi vivo".

Bibliografia:
  • Mamma Paura, L'Autore Libri, 1997
  • Alla grande, Marcos y Marcos, 2003
  • Nel paese di Tolintesàc, Marcos y Marcos, 2005
  • Un'ultima stagione da esordienti, Marcos y Marcos, 2006
  • I frutti dimenticati, Marcos y Marcos, 2008
  • Scavare una buca, Marcos y Marcos, 2010
  • Romagna mia!, Marcos y Marcos, 2012

mercoledì 29 agosto 2012

Prima o poi l'amore arriva

Lascio a chi fosse interessato un piccolo spunto "estivo" per scoprire il lato poetico di un autore noto soprattutto per i suoi romanzi, che trovo sempre piacevoli e godibili: Stefano Benni. Vi avviso subito che le sue poesie non hanno nulla a che fare con la poesia "classica" nel senso stretto del termine, ma sono, manco a dirlo, acute e divertenti quanto la sua prosa.

Trascrivo il testo che volevo offrirvi come esca per carpire il vostro interesse, tratto da Prima o poi l'amore arriva, ed. Feltrinelli, 2000:

  A Roberto Roversi

C'è un buco nel portico
della città di Bologna
come l'inferno inghiotte
i giovani poeti

Un diavolo benigno
li travia. Escono
trasfigurati, gridando
i loro versi al sole

Se fuori c'è la nebbia
da quella libreria
si vede alla finestra
(per qual diavoleria)
il cielo azzurro

I libri parlano
anche se sono chiusi
beato chi sa ascoltarne
l'ostinato sussurro.

Tanto per stuzzicarvi ancora un po', aggiungo anche che le mie preferite in questa piccola raccolta sono: Prima o poi l'amore arriva (pag. 7), che dà il titolo al libro, e Segreteria schizofrenica (pag. 130).

Se non vi bastano questo assaggio e le mie assicurazioni, vi dovrebbe convincere che l'Autore ha scritto, per citare banalmente i più conosciuti:

La Compagnia dei Celestini, epica, commovente, divertente apologia del calcio da strada, da cui è stata tratta anche una serie animata
Bar Sport, che, pur essendo del 1976, ha descritto con umorismo certi ambienti e situazioni surreali presenti ancora oggi, specie nei piccoli bar di provincia
Bar Sport 2000 continua il discorso del precedente, illustrando con la consueta comicità l'evoluzione dei bar, oggi così tecnologici, colorati, meccanizzati, ma in fondo sempre uguali, sempre popolati dalla stessa fauna...

Allora, non vi tenta?! Come diceva Oscar Wilde, "L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi..."

sabato 25 agosto 2012

Il Buon Romanzo

… Da quando esiste la letteratura, sofferenza, gioia, orrore, grazia e tutto ciò che di grande c’è nell’uomo ha prodotto grandi romanzi. Questi libri d’eccezione sono spesso sottovalutati, rischiano continuamente di essere dimenticati e, oggi che il numero delle pubblicazioni è enorme, la potenza del marketing e il cinismo del commercio si adoperano affinché non vengano distinti dai milioni di libri anodini, per non dire inutili.
Eppure questi romanzi magistrali sono benefici. Affascinano. Aiutano a vivere. Istruiscono. Abbiamo sentito l’esigenza di difenderli e di promuoverli a tutti i costi, perché è un’illusione pensare che possano farcela da soli. Non abbiamo altre ambizioni.
Vogliamo dei libri necessari, libri che si possano leggere all’indomani di un funerale quando per il troppo pianto non ci sono più lacrime, quando non ci si regge più in piedi, inceneriti dal dolore; libri che siano come parenti stretti dopo aver messo a posto la camera del figlio morto, dopo aver ricopiato i suoi diari per averli sempre  con sé, dopo aver respirato mille volte i suoi vestiti nell’armadio, quando non c’è altro da fare; libri per le notti in cui, malgrado lo sfinimento, non si riesce a dormire e si desidera solo liberarsi dalle visioni ossessive; libri che abbiano un peso e che non vengano abbandonati quando non facciamo che sentire il poliziotto sussurrare: non rivedrà sua figlia viva, quando non ne possiamo più di vederci alla folle ricerca del piccolo Jean per tutta la casa e poi nel giardino, quando quindici volte per notte lo rivediamo a pancia sotto nei trenta centimetri d’acqua della piccola vasca; libri che si possano portare all’amica il cui figlio si è impiccato in camera due mesi fa che sembrano un’ora fa, al fratello che la malattia ha reso irriconoscibile.
Ogni giorno Adrien si taglia le vene, Maria si sbronza, Anand è travolto da un camion, una dodicenne cecena o turkmena o fur viene violentata. Ogni giorno una Veronica asciuga gli occhi di un condannato, una vecchia tiene la mano di un moribondo orrendamente sfigurato, un uomo raccoglie un bambino inebetito in mezzo ai cadaveri.
Noi non sappiamo che farcene dei libri insignificanti, dei libri vuoti, dei libri fatti per piacere. Noi non vogliamo libri raffazzonati, scritti in fretta e in furia, si sbrighi, me lo finisca per luglio, a settembre facciamo un lancio come si deve e ne vendiamo centomila copie di sicuro.
Vogliamo libri scritti per noi che dubitiamo di tutto, che piangiamo per un niente, che sobbalziamo per ogni minimo rumore alle spalle.
Vogliamo libri che al loro autore siano costati molto, libri in cui si siano depositati i suoi anni di lavoro, il suo mal di schiena, i suoi punti morti, qualche volta il suo panico all’idea di perdersi, il suo scoraggiamento, il suo coraggio, la sua angoscia, la sua tenacia, il rischio che si è assunto di sbagliare.
Vogliamo libri splendidi che ci tuffino nello splendore del reale e lì ci tengano avvinti; libri che ci provino come l’amore sia all’opera nel mondo accanto al male e totalmente contro di lui, anche se talvolta non si capisce, e che lo sia sempre, tanto quanto il dolore lacererà sempre i nostri cuori. Vogliamo buoni romanzi.
Vogliamo libri che non ignorino niente della tragedia umana, niente delle meraviglie quotidiane, libri che facciano tornare l’aria nei polmoni.
E se anche ne uscisse uno ogni dieci anni, se anche dovessero passare dieci anni perché venga pubblicato un altro Vies minuscoles, a noi basterebbe. Non vogliamo altro”

(Tratto da Laurence Cossè, La libreria del Buon Romanzo, 2010)

mercoledì 22 agosto 2012

Oh, boy!

Ciao a tutti.
Questo post nasce da un episodio di qualche giorno fa, anche se già da un po' mi sarebbe piaciuto parlarvi di una scrittrice che amo molto. Colgo quindi l'occasione e vi lascio alla lettura di quanto segue.

Dunque, tempo fa mia sorella, grande lettrice ma donna molto impegnata fra lavoro, bambini e varie ed eventuali, mi chiede un consiglio su un libro da regalare ad un'amica. Mi scervello per elaborare una lista di titoli che tenessero conto del carattere e dei gusti della destinataria, persona di gran cuore e generosità  praticamente illimitata, e mando la mia scelta.

Fra i titoli, raccomandavo in modo particolare quelli di Marie-Aude Murail, straordinaria scrittrice francese, insignita nel 2004 dell'onorificenza di Chevalier de la Légion d'Honneur. Nata a Le Havre nel 1954, si laurea in Lettere Moderne alla Sorbona e comincia da subito a scrivere per riviste femminili pubblicando fra il 1980 ed il 1987 più di cento racconti. Esordisce a metà degli anni Ottanta con i primi romanzi per ragazzi e giovani adulti (=strana categoria di lettori che si colloca nella fascia d'età fra i 17 e i 20 anni circa, con punte verso l'alto o verso il basso a seconda delle capacità e della voglia di lettura) che riscuotono enorme successo di pubblico e critica, sia in patria che all'estero.

Elenco i più famosi, secondo me irresistibili, anzi, IRRESISTIBILI:
  • C'è un assassino in collegio, Bompiani, 1995
  • Oh, boy!, Giunti, 2008 (per cui ottenne il premio Paolo Ungari-Unicef 2008)
  • Mio fratello Simple, Giunti, 2009
  • Cécile, il futuro è per tutti, Giunti, 2010
  • Nodi al pettine, Giunti, 2011
  • Picnic al cimitero e altre stranezze : un romanzo su Charles Dickens, Giunti, 2012
Ce ne sono naturalmente altri, tutti assolutamente godibili e adatti a grandi e piccoli. Ci tengo a sottolineare questo particolare perchè, alla richiesta fatta in libreria, la commessa ha guardato un po' scandalizzata mia sorella ribattendo:"Ma sono libri per ragazzi!". No, signora, sono libri anche per ragazzi, ma, specie alcuni, sono bellissimi per ogni età e li consiglio caldamente agli adulti.
La stessa Autrice in un'intervista dice:

"Col passare degli anni mi sono accorta che i miei giovani lettori prestavano i miei libri ai loro genitori e li dividevano con i loro insegnanti. Adesso dunque posso raccontare le mie storie ai lettori di tutte età e penso talvolta alla dedica che Saint Exupéry scrisse per Il Piccolo Principe:"A Léon Werth, quando era bambino". Scrivo per quelli che sono giovani e per gli adulti che si ricordano di esserlo stati".

Tutti quelli a cui ho prestato i romanzi di Marie-Aude Murail, nessuno escluso, dopo il primo hanno voluto tutti gli altri che avevo da me, e se non li avevo ho dovuto farli arrivare con l'interprestito. E' stato uno di quei consigli azzeccati che mi hanno restituito il senso del mio lavoro ed il piacere di soddisfare l'utente.

Beh, perchè sono così belli questi libri?
Perchè parlano con forza di temi sociali e politici, ma la drammaticità delle situazioni è alleggerita da una buona dose di ironia che corre in ogni pagina.

Perchè parlano di storie qualunque che potremmo vivere anche noi, o che conosciamo per essere capitate ad amici e conoscenti.

Perchè ci fanno pensare senza imporre giudizi e facili soluzioni, penetrandoci nella mente e nel cuore con delicatezza, ma decisione.

Perchè l'Autrice adora Charles Dickens ed è una passione che condivido con lei...

Oh, boy!, per esempio, racconta le vicende dei fratellini Morlevent (14, 12 e 7 anni) rimasti orfani dopo che la mamma si è suicidata ed il padre si è dato alla macchia. Siméon, il più grande, è bravissimo a scuola, ma ha grossi problemi di salute che ignora bellamente; Morgane è una bimba silenziosa e non troppo accattivante; Venice è talmente dolce e carina che le potenziali famiglie vorrebbero adottare solo lei. I tre fratelli fanno di tutto per non essere separati ed allora l'assistente sociale scova ben due fratelli maggiori, avuti dal padre durante scappatelle extra-matrimoniali, di cui si ignorava l'esistenza: sono Josiane e Barthélemy. La prima vorrebbe solo la piccola Venice, il secondo è un giovane omosessuale irresponsabile e leggero, che sembra del tutto inadatto a prendersi cura non dico di tre bambini, ma nemmeno di se stesso. Finale a sorpresa! Sintetizzata così, è una storia tragica che muove alle lacrime; letta nella narrazione della Murail, commuove, fa sorridere, fa ridere.

Mio fratello Simple tratta invece dell'handicap:  Kléber, giovane studente di 17 anni, intende ostinatamente prendersi cura del fratello maggiore Simple, 23 anni d'età e 3 cerebrali, che il padre, preso dalla nuova, giovane moglie, vorrebbe richiudere in un istituto. I due ragazzi trovano alloggio con altri studenti, ed in breve Simple, accompagnato dal fedelissimo coniglio di peluche Signor Migliotiglio, diventerà il beniamino di tutti. Le difficoltà di gestire la situazione si fanno però via via più pesanti, Kléber teme di non farcela... e i servizi sociali già bussano alla porta per portare via il fratello.
Anche qui le risa di mischiano alle lacrime, l'Autrice riesce a raccontare le difficoltà della vita sempre con il sorriso sulle labbra.

Cécile, il futuro è per tutti vede la giovane Cécile Barrois al suo primo giorno in cattedra nella piccolissima scuola elementare Louis-Guilloux. Con sorpresa scopre che ci sono ben dodici bambini di cognome Baoulé disseminati in tutte le classi, dalla prima alla quinta: sono scappati con la famiglia dalla Costa d’Avorio dopo un colpo di stato e stanno aspettando che la loro domanda di asilo politico venga accolta. Se la scuola non è stata chiusa e venduta, se gli insegnanti non hanno perso il posto, il merito è dei Baoulé. Alla famiglia però viene negato asilo politico per "mancanza di documentazione"... Cécile allora si prende a cuore la situazione, scopre in sè un animo battagliero che non credeva di avere e coinvolge nella sua opera anche il resto del corpo docente.
Libro bello, proprio bello, che tratta tematiche attuali e offre un racconto suggestivo e incoraggiante.

Non vado avanti, ma spero di aver chiarito la mia opinione ed il mio apprezzamento per questa scrittrice. La palla passa a voi lettori. Ciao!

sabato 18 agosto 2012

Lillian Browne

Stavolta propongo un fumetto che ho scoperto da poco e che mi è piaciuto moltissimo, sia per il segno grafico dell'Autrice Vanna Vinci, sia per le storie che vi sono proposte, scandite dai titoli di canzoni famose (tutte indicate con il proprio autore, in modo che ciascuno può ricrearsi una specie di colonna sonora durante la lettura).

La protagonista è una graziosa adolescente irlandese, Lillian Browne, che vive come tutte le sue coetanee di tutto il mondo: amicizie, amori, delusioni, litigi, incomprensioni.
Lillian Browne è anche un po' speciale, perchè possiede la "vista" (non dimentichiamoci, siamo in Irlanda, terra di fate e di magia), cioè può vedere ed entrare in contatto con il Buon Popolo, fare addirittura amicizia con un pooka (= folletto irlandese particolarmente  buontempone) e gironzolare per la Terra di Mezzo...
Nelle prime pagine lei stessa ci parla un po' di questi esseri fatati, chi sono, come si comportano, come fare per vederli; descrive i mezzi per difendersi da loro, perchè sono assai dispettosi... E poi via con la storia!

Lillian o Lily, come la chiamano gli amici, abita a Dublino, ma la vista dell'amico Holden, bel tenebroso di cui è da sempre innamorata, che bacia un'altra, la spinge a scappare via e trasferirsi in un piccolo college di campagna. Qui la sua vita scolastica si alterna ad avventure fantastiche che le capitano quasi per caso.
Passeggiando al porto, acquista una piccola lampada, la strofina e, come nelle migliori fiabe, ne esce un genio, l'affascinante Azarbin, che le chiede di esprimere i classici tre desideri.
In campagna con gli amici, insegue un coniglio e, novella Alice, cade in una buca profondissima che la porterà dritta dritta nel Regno di Mezzo, dove farà la conoscenza del dispettoso e sfrontato pooka Nick... Questo bel tipo si permetterà di farle la predica:"Questo è il tuo guaio, Lillian Browne! Quando sei dentro una situazione cerchi in tutti i modi di squagliartela... Non affronti le cose... Sei in fuga, ecco cosa sei!"

Non si deve pensare però ad un fumetto fantasy nel senso corrente del termine, tutt'altro. Direi piuttosto che rappresenta bene un'età che è confusione e certezza, realtà e sogni, euforia e tristezza... il tutto rimescolato ben bene, fra scenari fiabeschi o, al contrario, decisamente reali.

Lily conclude:"Ma non so tanto bene nemmeno io come sono...". Alzi la mano chi non ha mai pensato questo di se stesso, almeno una volta nella vita.