mercoledì 29 agosto 2012

Prima o poi l'amore arriva

Lascio a chi fosse interessato un piccolo spunto "estivo" per scoprire il lato poetico di un autore noto soprattutto per i suoi romanzi, che trovo sempre piacevoli e godibili: Stefano Benni. Vi avviso subito che le sue poesie non hanno nulla a che fare con la poesia "classica" nel senso stretto del termine, ma sono, manco a dirlo, acute e divertenti quanto la sua prosa.

Trascrivo il testo che volevo offrirvi come esca per carpire il vostro interesse, tratto da Prima o poi l'amore arriva, ed. Feltrinelli, 2000:

  A Roberto Roversi

C'è un buco nel portico
della città di Bologna
come l'inferno inghiotte
i giovani poeti

Un diavolo benigno
li travia. Escono
trasfigurati, gridando
i loro versi al sole

Se fuori c'è la nebbia
da quella libreria
si vede alla finestra
(per qual diavoleria)
il cielo azzurro

I libri parlano
anche se sono chiusi
beato chi sa ascoltarne
l'ostinato sussurro.

Tanto per stuzzicarvi ancora un po', aggiungo anche che le mie preferite in questa piccola raccolta sono: Prima o poi l'amore arriva (pag. 7), che dà il titolo al libro, e Segreteria schizofrenica (pag. 130).

Se non vi bastano questo assaggio e le mie assicurazioni, vi dovrebbe convincere che l'Autore ha scritto, per citare banalmente i più conosciuti:

La Compagnia dei Celestini, epica, commovente, divertente apologia del calcio da strada, da cui è stata tratta anche una serie animata
Bar Sport, che, pur essendo del 1976, ha descritto con umorismo certi ambienti e situazioni surreali presenti ancora oggi, specie nei piccoli bar di provincia
Bar Sport 2000 continua il discorso del precedente, illustrando con la consueta comicità l'evoluzione dei bar, oggi così tecnologici, colorati, meccanizzati, ma in fondo sempre uguali, sempre popolati dalla stessa fauna...

Allora, non vi tenta?! Come diceva Oscar Wilde, "L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi..."

sabato 25 agosto 2012

Il Buon Romanzo

… Da quando esiste la letteratura, sofferenza, gioia, orrore, grazia e tutto ciò che di grande c’è nell’uomo ha prodotto grandi romanzi. Questi libri d’eccezione sono spesso sottovalutati, rischiano continuamente di essere dimenticati e, oggi che il numero delle pubblicazioni è enorme, la potenza del marketing e il cinismo del commercio si adoperano affinché non vengano distinti dai milioni di libri anodini, per non dire inutili.
Eppure questi romanzi magistrali sono benefici. Affascinano. Aiutano a vivere. Istruiscono. Abbiamo sentito l’esigenza di difenderli e di promuoverli a tutti i costi, perché è un’illusione pensare che possano farcela da soli. Non abbiamo altre ambizioni.
Vogliamo dei libri necessari, libri che si possano leggere all’indomani di un funerale quando per il troppo pianto non ci sono più lacrime, quando non ci si regge più in piedi, inceneriti dal dolore; libri che siano come parenti stretti dopo aver messo a posto la camera del figlio morto, dopo aver ricopiato i suoi diari per averli sempre  con sé, dopo aver respirato mille volte i suoi vestiti nell’armadio, quando non c’è altro da fare; libri per le notti in cui, malgrado lo sfinimento, non si riesce a dormire e si desidera solo liberarsi dalle visioni ossessive; libri che abbiano un peso e che non vengano abbandonati quando non facciamo che sentire il poliziotto sussurrare: non rivedrà sua figlia viva, quando non ne possiamo più di vederci alla folle ricerca del piccolo Jean per tutta la casa e poi nel giardino, quando quindici volte per notte lo rivediamo a pancia sotto nei trenta centimetri d’acqua della piccola vasca; libri che si possano portare all’amica il cui figlio si è impiccato in camera due mesi fa che sembrano un’ora fa, al fratello che la malattia ha reso irriconoscibile.
Ogni giorno Adrien si taglia le vene, Maria si sbronza, Anand è travolto da un camion, una dodicenne cecena o turkmena o fur viene violentata. Ogni giorno una Veronica asciuga gli occhi di un condannato, una vecchia tiene la mano di un moribondo orrendamente sfigurato, un uomo raccoglie un bambino inebetito in mezzo ai cadaveri.
Noi non sappiamo che farcene dei libri insignificanti, dei libri vuoti, dei libri fatti per piacere. Noi non vogliamo libri raffazzonati, scritti in fretta e in furia, si sbrighi, me lo finisca per luglio, a settembre facciamo un lancio come si deve e ne vendiamo centomila copie di sicuro.
Vogliamo libri scritti per noi che dubitiamo di tutto, che piangiamo per un niente, che sobbalziamo per ogni minimo rumore alle spalle.
Vogliamo libri che al loro autore siano costati molto, libri in cui si siano depositati i suoi anni di lavoro, il suo mal di schiena, i suoi punti morti, qualche volta il suo panico all’idea di perdersi, il suo scoraggiamento, il suo coraggio, la sua angoscia, la sua tenacia, il rischio che si è assunto di sbagliare.
Vogliamo libri splendidi che ci tuffino nello splendore del reale e lì ci tengano avvinti; libri che ci provino come l’amore sia all’opera nel mondo accanto al male e totalmente contro di lui, anche se talvolta non si capisce, e che lo sia sempre, tanto quanto il dolore lacererà sempre i nostri cuori. Vogliamo buoni romanzi.
Vogliamo libri che non ignorino niente della tragedia umana, niente delle meraviglie quotidiane, libri che facciano tornare l’aria nei polmoni.
E se anche ne uscisse uno ogni dieci anni, se anche dovessero passare dieci anni perché venga pubblicato un altro Vies minuscoles, a noi basterebbe. Non vogliamo altro”

(Tratto da Laurence Cossè, La libreria del Buon Romanzo, 2010)

mercoledì 22 agosto 2012

Oh, boy!

Ciao a tutti.
Questo post nasce da un episodio di qualche giorno fa, anche se già da un po' mi sarebbe piaciuto parlarvi di una scrittrice che amo molto. Colgo quindi l'occasione e vi lascio alla lettura di quanto segue.

Dunque, tempo fa mia sorella, grande lettrice ma donna molto impegnata fra lavoro, bambini e varie ed eventuali, mi chiede un consiglio su un libro da regalare ad un'amica. Mi scervello per elaborare una lista di titoli che tenessero conto del carattere e dei gusti della destinataria, persona di gran cuore e generosità  praticamente illimitata, e mando la mia scelta.

Fra i titoli, raccomandavo in modo particolare quelli di Marie-Aude Murail, straordinaria scrittrice francese, insignita nel 2004 dell'onorificenza di Chevalier de la Légion d'Honneur. Nata a Le Havre nel 1954, si laurea in Lettere Moderne alla Sorbona e comincia da subito a scrivere per riviste femminili pubblicando fra il 1980 ed il 1987 più di cento racconti. Esordisce a metà degli anni Ottanta con i primi romanzi per ragazzi e giovani adulti (=strana categoria di lettori che si colloca nella fascia d'età fra i 17 e i 20 anni circa, con punte verso l'alto o verso il basso a seconda delle capacità e della voglia di lettura) che riscuotono enorme successo di pubblico e critica, sia in patria che all'estero.

Elenco i più famosi, secondo me irresistibili, anzi, IRRESISTIBILI:
  • C'è un assassino in collegio, Bompiani, 1995
  • Oh, boy!, Giunti, 2008 (per cui ottenne il premio Paolo Ungari-Unicef 2008)
  • Mio fratello Simple, Giunti, 2009
  • Cécile, il futuro è per tutti, Giunti, 2010
  • Nodi al pettine, Giunti, 2011
  • Picnic al cimitero e altre stranezze : un romanzo su Charles Dickens, Giunti, 2012
Ce ne sono naturalmente altri, tutti assolutamente godibili e adatti a grandi e piccoli. Ci tengo a sottolineare questo particolare perchè, alla richiesta fatta in libreria, la commessa ha guardato un po' scandalizzata mia sorella ribattendo:"Ma sono libri per ragazzi!". No, signora, sono libri anche per ragazzi, ma, specie alcuni, sono bellissimi per ogni età e li consiglio caldamente agli adulti.
La stessa Autrice in un'intervista dice:

"Col passare degli anni mi sono accorta che i miei giovani lettori prestavano i miei libri ai loro genitori e li dividevano con i loro insegnanti. Adesso dunque posso raccontare le mie storie ai lettori di tutte età e penso talvolta alla dedica che Saint Exupéry scrisse per Il Piccolo Principe:"A Léon Werth, quando era bambino". Scrivo per quelli che sono giovani e per gli adulti che si ricordano di esserlo stati".

Tutti quelli a cui ho prestato i romanzi di Marie-Aude Murail, nessuno escluso, dopo il primo hanno voluto tutti gli altri che avevo da me, e se non li avevo ho dovuto farli arrivare con l'interprestito. E' stato uno di quei consigli azzeccati che mi hanno restituito il senso del mio lavoro ed il piacere di soddisfare l'utente.

Beh, perchè sono così belli questi libri?
Perchè parlano con forza di temi sociali e politici, ma la drammaticità delle situazioni è alleggerita da una buona dose di ironia che corre in ogni pagina.

Perchè parlano di storie qualunque che potremmo vivere anche noi, o che conosciamo per essere capitate ad amici e conoscenti.

Perchè ci fanno pensare senza imporre giudizi e facili soluzioni, penetrandoci nella mente e nel cuore con delicatezza, ma decisione.

Perchè l'Autrice adora Charles Dickens ed è una passione che condivido con lei...

Oh, boy!, per esempio, racconta le vicende dei fratellini Morlevent (14, 12 e 7 anni) rimasti orfani dopo che la mamma si è suicidata ed il padre si è dato alla macchia. Siméon, il più grande, è bravissimo a scuola, ma ha grossi problemi di salute che ignora bellamente; Morgane è una bimba silenziosa e non troppo accattivante; Venice è talmente dolce e carina che le potenziali famiglie vorrebbero adottare solo lei. I tre fratelli fanno di tutto per non essere separati ed allora l'assistente sociale scova ben due fratelli maggiori, avuti dal padre durante scappatelle extra-matrimoniali, di cui si ignorava l'esistenza: sono Josiane e Barthélemy. La prima vorrebbe solo la piccola Venice, il secondo è un giovane omosessuale irresponsabile e leggero, che sembra del tutto inadatto a prendersi cura non dico di tre bambini, ma nemmeno di se stesso. Finale a sorpresa! Sintetizzata così, è una storia tragica che muove alle lacrime; letta nella narrazione della Murail, commuove, fa sorridere, fa ridere.

Mio fratello Simple tratta invece dell'handicap:  Kléber, giovane studente di 17 anni, intende ostinatamente prendersi cura del fratello maggiore Simple, 23 anni d'età e 3 cerebrali, che il padre, preso dalla nuova, giovane moglie, vorrebbe richiudere in un istituto. I due ragazzi trovano alloggio con altri studenti, ed in breve Simple, accompagnato dal fedelissimo coniglio di peluche Signor Migliotiglio, diventerà il beniamino di tutti. Le difficoltà di gestire la situazione si fanno però via via più pesanti, Kléber teme di non farcela... e i servizi sociali già bussano alla porta per portare via il fratello.
Anche qui le risa di mischiano alle lacrime, l'Autrice riesce a raccontare le difficoltà della vita sempre con il sorriso sulle labbra.

Cécile, il futuro è per tutti vede la giovane Cécile Barrois al suo primo giorno in cattedra nella piccolissima scuola elementare Louis-Guilloux. Con sorpresa scopre che ci sono ben dodici bambini di cognome Baoulé disseminati in tutte le classi, dalla prima alla quinta: sono scappati con la famiglia dalla Costa d’Avorio dopo un colpo di stato e stanno aspettando che la loro domanda di asilo politico venga accolta. Se la scuola non è stata chiusa e venduta, se gli insegnanti non hanno perso il posto, il merito è dei Baoulé. Alla famiglia però viene negato asilo politico per "mancanza di documentazione"... Cécile allora si prende a cuore la situazione, scopre in sè un animo battagliero che non credeva di avere e coinvolge nella sua opera anche il resto del corpo docente.
Libro bello, proprio bello, che tratta tematiche attuali e offre un racconto suggestivo e incoraggiante.

Non vado avanti, ma spero di aver chiarito la mia opinione ed il mio apprezzamento per questa scrittrice. La palla passa a voi lettori. Ciao!

sabato 18 agosto 2012

Lillian Browne

Stavolta propongo un fumetto che ho scoperto da poco e che mi è piaciuto moltissimo, sia per il segno grafico dell'Autrice Vanna Vinci, sia per le storie che vi sono proposte, scandite dai titoli di canzoni famose (tutte indicate con il proprio autore, in modo che ciascuno può ricrearsi una specie di colonna sonora durante la lettura).

La protagonista è una graziosa adolescente irlandese, Lillian Browne, che vive come tutte le sue coetanee di tutto il mondo: amicizie, amori, delusioni, litigi, incomprensioni.
Lillian Browne è anche un po' speciale, perchè possiede la "vista" (non dimentichiamoci, siamo in Irlanda, terra di fate e di magia), cioè può vedere ed entrare in contatto con il Buon Popolo, fare addirittura amicizia con un pooka (= folletto irlandese particolarmente  buontempone) e gironzolare per la Terra di Mezzo...
Nelle prime pagine lei stessa ci parla un po' di questi esseri fatati, chi sono, come si comportano, come fare per vederli; descrive i mezzi per difendersi da loro, perchè sono assai dispettosi... E poi via con la storia!

Lillian o Lily, come la chiamano gli amici, abita a Dublino, ma la vista dell'amico Holden, bel tenebroso di cui è da sempre innamorata, che bacia un'altra, la spinge a scappare via e trasferirsi in un piccolo college di campagna. Qui la sua vita scolastica si alterna ad avventure fantastiche che le capitano quasi per caso.
Passeggiando al porto, acquista una piccola lampada, la strofina e, come nelle migliori fiabe, ne esce un genio, l'affascinante Azarbin, che le chiede di esprimere i classici tre desideri.
In campagna con gli amici, insegue un coniglio e, novella Alice, cade in una buca profondissima che la porterà dritta dritta nel Regno di Mezzo, dove farà la conoscenza del dispettoso e sfrontato pooka Nick... Questo bel tipo si permetterà di farle la predica:"Questo è il tuo guaio, Lillian Browne! Quando sei dentro una situazione cerchi in tutti i modi di squagliartela... Non affronti le cose... Sei in fuga, ecco cosa sei!"

Non si deve pensare però ad un fumetto fantasy nel senso corrente del termine, tutt'altro. Direi piuttosto che rappresenta bene un'età che è confusione e certezza, realtà e sogni, euforia e tristezza... il tutto rimescolato ben bene, fra scenari fiabeschi o, al contrario, decisamente reali.

Lily conclude:"Ma non so tanto bene nemmeno io come sono...". Alzi la mano chi non ha mai pensato questo di se stesso, almeno una volta nella vita.

domenica 12 agosto 2012

Un libro delizioso

Quello che vi presento oggi è purtroppo un unicum per quanto riguarda le pubblicazioni di Winifred Watson in Italia. Dico "purtroppo" perchè, oltre ad essere ormai defunta dal 2002, questa scrittrice ha pubblicato anche altro, ma qui da noi è stato tradotto solo quel gioiellino di humor britannico che è Un giorno di gloria per miss Pettigrew (lo trovate nella nostra Biblioteca, collocazione 823.9 WAT).
Winifred Watson (1907-2002) nacque a Newcastle e lavorò come segretaria fino al 1935, anno in cui si sposò e, come prescrivevano le usanze di allora, lasciò il lavoro per dedicarsi al marito. Quando nel 1938 uscì Miss Pettigrew Lives for a Day fu subito gloria e successo, bissato nel 2000 con la ripubblicazione per i tipi della prestigiosa casa editrice Persephone.

Non appena è arrivato dal mio fornitore me lo sono accaparrato, visto che ho un debole per le commedie inglesi e per certo umorismo, e il sunto in quarta di copertina prometteva bene. In questo caso le promesse sono state ampiamente mantenute, perchè è risultata una delle letture più gradevoli che abbia mai fatto, tanto da indurmi a trascorrere l'intera serata sul divano in compagnia del libro e di una tazza di thè.

Conosciamo la protagonista, miss Pettigrew, già dalle prime pagine:"...una spigolosa signora di mezza età e di media statura, magra per la scarsità di pasti nutrienti, con un'espressione timida e frustrata e un evidente terrore negli occhi, se qualcuno si fosse dato la pena di guardare. Ma al mondo non c'era più un parente, né un amico, che si curasse di sapere se miss Pettigrew era viva o morta.". Siamo in un'epoca, gli anni Trenta, in cui le possibilità di "carriera" per una donna non sposata erano veramente limitate, e si traducevano spesso in impieghi assai miseri come cameriera o istitutrice presso famiglie danarose. Nella peggiore delle ipotesi, si finiva all'ospizio dei poveri nella più completa indigenza.
La nostra eroina si trova esattamente in questa situazione, quando dall'ufficio di collocamento la indirizzano presso una misteriosa miss LaFosse, in un quartiere  e in un edificio molto esclusivi. Quando la porta si spalanca davanti a miss Pettigrew, compare una giovane dalla bellezza incantevole, avvolta in uno spumeggiante négligé che la accomuna immediatamente alla attrici del cinematografo. Già, perché "Miss Pettigrew era ferratissima in materia di abiti e comportamenti delle ragazze dello schermo: nella sua squallida, misera esistenza, l'unico clamoroso eccesso era l'abbuffata settimanale di cinema, dove per oltre due ore viveva in un mondo fatato, popolato da donne bellissime, aitanti eroi, fascinose canaglie e gentilissimi datori di lavoro, e dove non c'erano genitori prepotenti e orridi pargoli a stuzzicarla, angariarla, terrorizzarla e darle il tormento a ogni ora."

Così ha inizio una delle più divertenti e deliziose commedie inglesi, tutta giocata sull'equivoco (miss LaFosse non aveva bisogno di un'istitutrice...) e sull'incontro di due pianeti opposti, uno abitato da gente ricca e sfavillante, da svenevoli fanciulle dedite alla cura della propria carnagione e del fidanzato di turno, con pochi problemi pratici, un altro fatto per la gente piccola e modesta, in lotta quotidiana per la pagnotta.
Miss Pettigrew si trova catapultata in un mondo fatto di feste, di donne bellissime ed eleganti, di uomini tenebrosi e bei mascalzoni; a tutto questo contrappone il proprio solido buon senso, le robuste colazioni inglesi con uova e bacon, le tazze di thè al momento giusto (magari corrette con un goccio di whisky) e timidi consigli, tanto strani in quegli ambienti luccicanti da essere subito apprezzati e seguiti. E allora la timida istitutrice si butta, gioca il tutto per tutto, impersonando ruoli che ha visto solo al cinema con coraggio ed un'euforia che le faranno pensare:"Questa è la vera vita... Io non ho mai vissuto prima di adesso".

Vi lascio alla lettura di questo libro - ripeto - veramente delizioso, un sorso di acqua fresca nella calura estiva. Addio, miss Watson!

Dimenticavo: da questo libro è stato tratto anche un film omonimo nel 2008, per la regia di Bharat Nalluri.

mercoledì 8 agosto 2012

Festivaletteratura 2012

Udite udite, carissimi lettori affamati di letteratura, libri, iniziative alternative a succulente grigliate estive, macarene sulla spiaggia (peraltro divertenti, se non coinvolgono la sottoscritta, tristemente incapace di ballare a ritmo), ronfate sotto l'ombrellone o su un prato!

Dal 5 al 9 settembre a Mantova si ripropone l'ormai mitico Festivaletteratura, giunto alla sedicesima edizione in splendida forma, nonostante i danni subiti da molti palazzi storici nel corso del terremoto di quest'anno.

La prima edizione del Festival è del 1997.
L’idea nacque da un’indagine condotta nel 1995 dall’agenzia inglese Comoedia per conto della Regione Lombardia per verificare le potenzialità di rilancio turistico e culturale di alcune città lombarde, fra cui appunto Mantova.
A seguito dei risultati di questa indagine, alcune delle persone coinvolte nella ricerca decisero di attivarsi, organizzando un festival della letteratura su modello del festival di Hay-on-Wye in Galles e altre manifestazioni culturali in Italia e all’estero.
La formula di Mantova si è poi sviluppata in maniera del tutto originale e accattivante, adottando ad esempio un approccio diretto fra autore e pubblico che va al di là del semplice ascolto di una conferenza; visite guidate al patrimonio storico e culturale della città (Palazzo Ducale, Palazzo Te, Palazzo della Regione...); reading di poesia; incontri/confronti fra autori e intervistatori... Gli ospiti non sono solo romanzieri e poeti, ma anche scienziati, saggisti, musicisti, artisti, dando al termine "letteratura" un'accezione ampia e curiosa che non disdegna, ed anzi cerca e segue, percorsi diversi da quelli più tradizionali e conosciuti.

Il risultato è una festa continua di 5 giorni, un evento frizzante, divertente, varissimo, che propone attività per grandi e piccoli (numerosi sono gli interventi e i laboratori pensati appositamente per loro) e per tutti i gusti, lasciando alla fine sempre qualcosa di prezioso da portare con sè: lo stimolo a nuove letture, approfondimenti, interessi.
Le idee e le curiosità nate da ciascuna edizione vengono poi raccolte, rielaborate e proposte in quella successiva, alimentando da dentro un evento che di per sè è sempre aperto al "di fuori".

Vi lascio un paio di link utili se voleste approfondire l'argomento e magari fare una capatina a Mantova:
  1. il sito del Festivaletteratura 2012 (da cui si può scaricare il programma del festival, l'elenco degli autori partecipanti, informazioni su biglietti, trasporti, alloggi, ristoranti, ecc.: fatto veramente bene)
  2. il sito della città di Mantova (molto ricco ed esauriente)
  3. il sito del portale sul turismo della Provincia di Mantova
Mi piacerebbe segnalare in particolare qualcuno degli interventi che si terranno durante il Festival, ma sono tantissimi e tutti meritevoli.

Giusto per fare un po' di pubblicità al posseduto della nostra Biblioteca, vi dico solo che domenica 9 settembre alle 15.30 presso la Tenda Sordello e alle 17.45 presso l'Aula Magna dell'Università sarà presente il fumettista canadese Guy Delisle, autore di Cronache di Gerusalemme, miglior opera al Festival International de la Bande Dessinée d'Angoulême 2012 (immediatamente acquisita dalla solerte bibliotecaria). E' un'opera bellissima e un racconto efficace di un'area di crisi attraverso il fumetto; e se vi va il genere, suggerisco anche Il fotografo, di Emmanuel Guibert e Didier Lefevre, cronaca di un viaggio in Afghanistan al seguito di un'equipe di Medici senza frontiere (anche questo a disposizione da noi).

Ops, scusate, mi sono fatta prendere la mano. Se andate a Mantova, fatemelo sapere, magari ci si vede là. Buona giornata a tutti

venerdì 3 agosto 2012

Cosa ci dicono le statistiche ISTAT

Oggi vi lascio un breve excursus nel mondo delle cifre e delle percentuali riguardanti la lettura in Italia. Prendo spunto dalle ultime statistiche rilasciate dall'ISTAT sull'argomento, per l'anno 2011. Il documento si intitola, appunto, La produzione e la lettura di libri in Italia.

Anzitutto, il paziente non sta benissimo: i lettori (considerati tali gli italiani con più di 6 anni che hanno letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l'intervista, per motivi non strettamente scolastici e/o professionali) sono meno di 26 milioni e rispetto al 2010 diminuiscono, passando dal 46,8% al 45,3% della popolazione. La percentuale riguarda in egual misura donne e uomini ed anche le differenze sociali rimangono inalterate.

Un altro dato certo e ormai assestato da anni è che le donne leggono di più degli uomini, e costituiscono il 51,6% rispetto al 38,5% dei lettori.
La quota più alta di lettori si rileva nella fascia d'età compresa fra 11 e 17 anni e, ancora una volta, si sottolinea come pesi moltissimo il fatto di vivere con genitori che leggono: a riprova che campagne come la benemerita Nati per Leggere funzionano eccome.

A parità di età influisce fortemente il titolo di studio: leggono di più i laureati rispetto a chi possiede la licenza elementare o nessun titolo di studio. Allo stesso modo si riscontrano livelli maggiori di lettura fra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, impiegati e studenti, minori fra operai, pensionati e casalinghe.
Si legge di più al Nord (53% della popolazione di 6 anni che ha letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l'intervista) che al Centro (48,1%), mentre al Sud, purtroppo, la quota scende rispetto al 2010, con l'eccezione della Sardegna che registra percentuali maggiori rispetto alla media nazionale (46,7%).

Altra note dolente: pare che in Italia una famiglia su 10 (è tantissimo!!!) non possieda libri in casa. A questo dato si lega quanto dicevamo prima, ossia che la presenza di libri e lettori in casa influenza fortemente bambini e giovani, più propensi ad avvicinarsi al mondo della lettura se questa viene proposta e non imposta.

Infine, pare che le nuove tecnologie e Internet nello specifico possano rappresentare un nuovo canale di avvicinamento al mondo della lettura, che anziché esserne danneggiato ne è addirittura avvantaggiato. La propensione alla lettura  ed il diverso livello culturale si riflettono però nei livelli e nelle modalità di fruizione della rete. Più si legge, più si ricorre ad Internet per acquisire informazioni e accedere a prodotti culturali. In questo senso l'utilizzo della rete anche da parte di ipolettori può costituire un buon modo per stimolare l'interesse al mondo del libro.