sabato 16 marzo 2013

L'albero dei segreti

Ciao a tutti.
Stavolta, per chiudere in leggerezza, vi lascio il titolo di un romanzo che ho arraffato quasi per disperazione in biblioteca, rendendomi conto che non avevo sufficienti risorse fisiche e mentali per impegnarmi con qualcosa di più corposo e intenso, dopo una settimana particolarmente faticosa.
 
Si tratta (non me ne vogliano i maschietti) di un libro assolutamente al femminile, a partire dalle protagoniste, che risaltano sulla controparte maschile come l'uvetta nel panettone, per passare poi alle ambientazioni (un'imponente villa vittoriana, verdi colline, e su tutto il profumo del caffè e del cioccolato) e alla trama, ricca di mistero e magia.
 
Sto parlando de L'albero dei segreti, di Sarah Addison Allen, un'autrice che da subito ci ha abituati a titoli suggestivi (per quanto c'entrino poco con l'originale inglese, qui The Peach Keeper) e a racconti romantici. Tanto per ricordarlo a numerose mie utenti appassionate del genere, la Allen ha scritto anche Il profumo del pane alla lavanda (Garden spells), Giorni di zucchero, fragole e neve (The Sugar Queen), Il giardino dei raggi di luna (The Girl who Chased the Moon).
Non ho ancora finito di leggerlo, sono circa a metà, ma vi assicuro che scorre veloce come l'acqua ed ha tutte le caratteristiche per riempire serate in cui la testa è troppo stanca per dedicarsi alla Critica della ragion pura di Kant, il corpo troppo provato per ramazzare casa e l'insieme dei due vuole solo un momento tranquillo da riempire con cose semplici e appaganti (consiglio infatti l'abbinamento con qualcosa di buono da sgranocchiare: mi perdonerete se pubblicizzo in maniera così evidente due delle mie passioni personali, la lettura e il cibo...).

La protagonista è Willa Jackson, discendente della più importante famiglia di Walls of Water, ora decaduta, che gestisce con soddisfazione un negozio di articoli sportivi e caffetteria. La grande casa sulla collina un tempo era dei Jackson, adesso è degli Osgood che l'hanno ristrutturata e fatta diventare un lussuoso bed and breackfast. Paxton è l'artefice della rinascita di questa enorme casa vittoriana, nonchè ex amica del cuore di Willa. Fatalmente, le storie delle due ragazze tornano ad incrociarsi, fra ritrovamenti di scheletri e misteriosi ritagli di giornali. Arricchiscono l'impasto la presenza dell'amore (chissà come mai, i fortunati sono alti, belli, ricchi) e la figura inquietante della nonna di Willa, persa in una demenza senile senza scampo che cela un passato oscuro.
A metà fra fiaba gotica e romanzo rosa, un pizzico di mistero e di soprannaturale, L'albero dei segreti non pretende di essere niente più di quello che è: un modo piacevole di trascorrere qualche ora e di farci sorridere.

Sono arrivata circa a metà percorso, non so ancora come finirà: non ci sono dubbi, naturalmente, che sarà un lieto fine, ma conto di arrivarci godendomi l'intreccio e scoprendo via via i "trucchi" dell'autrice per incatenarmi alla sedia. Cosa che, per quanto mi riguarda, è la caratteristica più importante di un buon libro.

Buon fine settimana a chi passa di qua.

venerdì 8 marzo 2013

Naturalmente, 8 marzo

So di possedere il corpo debole e fragile di una donna, ma ho il cuore e lo stomaco di un re... (Elisabetta I^ d'Inghilterra, nel discorso di incoraggiamento alle truppe inglesi, 1588: credetemi, quanto detto vale per tutte le donne, alcune lo sanno, altre devono ancora scoprirlo)
 
L'unica questione che resta da risolvere ora è: le donne sono persone? Difficilmente credo che qualcuno dei nostri oppositori avrà l'ardire di negarlo. Le donne, in quanto persone, sono quindi cittadine, e nessuno Stato ha il diritto di promulgare una nuova legge o imporne una vecchia che limiti i loro privilegi o immunità... (Susan B. Anthony, 1873: all'epoca era in ballo il diritto di voto, ma oggi? Quanti diritti sono formalmente riconosciuti e nella pratica restano inattuati? La strada è lunga)
 
Chiedo agli uomini americani presenti a questo incontro: che cosa direste se nel vostro Stato vi trovaste di fronte all'alternativa di uccidere o concedere i diritti di cittadinanza alle donne che godono, in gran parte, del vostro rispetto, che sapete vivere esistenze utili, che conoscete, anche se non personalmente, che sapete essere animate dalle cause più nobili, che sono alla ricerca della libertà e del potere per prestare un utile servizio pubblico? Bene, c'è una sola risposta a questa alternativa e c'è una sola via d'uscita, a meno che non siate preparati a riportare indietro la civiltà di due o tre generazioni: dovete dare a quelle donne il voto (Emmeline Pankhurst, 1913: il voto ancora oggi è negato a gran parte delle donne del mondo, così come il diritto elementare di gestire la propria vita e le proprie scelte)
 
Se istruisci un bambino avrai un uomo istruito. Se istruisci una donna avrai una donna, una famiglia e una società istruita (Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986)
 
Se vogliamo che ogni ragazza sia istruita e se vogliamo la pace in tutto il mondo, allora dobbiamo lottare e rimanere unite. Non aspettiamo che altri lo facciano al posto nostro (Malala Yousafzai, 15 anni, 2013, all'uscita dall'ospedale in cui era ricoverata dopo aver subito un attentato il 9 ottobre 2012: chiedeva, per sè e per tutte le donne, la possibilità, il diritto di andare a scuola, studiare, imparare. I talebani hanno rivendicato l'attentato, aggiungendo che questa ragazzina era il simbolo degli infedeli e dell'oscenità...)
 
Buona Festa della Donna a tutte, lo sia sempre

sabato 2 marzo 2013

Il negozio dei suicidi

Bel titolo per finire la settimana, eh?
 
Il negozio dei suicidi è un libro di Jean Teulé, edito da Vertigo nel 2008, nemmeno 200 pagine da leggere tutte d'un fiato con l'impressione di essere capitati in un fumetto, tanto le singole scene sono descritte in fotogrammi precisi  e dettagliati. In effetti l'Autore, ho scoperto, è di estrazione "fumettistica" ed ha trasposto questa caratteristica anche nel testo scritto.
Il mio incontro con Il negozio dei suicidi è avvenuto in senso inverso rispetto a quello cui sono abituata, ossia, in un grigio pomeriggio di un paio di settimane fa mi sono regalata il cinema e sono andata a vedere La bottega dei suicidi, film d'animazione franco-belga del regista Patrice Leconte, che appunto è stato tratto dal libro.
Dico subito che il cartone animato in generale mi è piaciuto abbastanza, una grafica stupenda, l'uso sapiente del colore, il tratto pulito e incisivo.... insomma, per quanto riguarda l'aspetto estetico nulla da eccepire. Per quanto riguarda il contenuto, invece, sono rimasta un po' delusa. La trama poteva dare molti spunti interessanti, i personaggi altrettanto, l'argomento era così delicato e difficile da indurre la Commissione per la revisione cinematografica ad imporre in un primo tempo il divieto per i minori di 18 anni, poi ritirato... invece alla fine si è risolto tutto in un racconto un tantino melenso (colpa temo anche della traduzione italiana dei testi e delle canzoni) che non è assolutamente in linea con il libro di Teulé.

Eccovi la trama a grandi linee.
La famiglia Tuvache gestisce da generazioni un singolare esercizio commerciale, un negozio specializzato in tutto quanto può servire a suicidarsi. Il suo slogan è "Morti o rimborsati", ma nessun cliente è mai tornato a lamentarsi... Il padre Mishima è specializzato nelle morti violente (pistola, impiccagione, seppuku), la madre Lucrèce nei veleni che confeziona personalmente; i figli Vincent e Marilyn tirano a campare uno più depresso e demotivato dell'altro. Gli affari vanno a gonfie vele, perchè nel futuro tetro e desolato immaginato da Teulé non c'è spazio per il sole o per il sorriso, e le persone cercano sollievo dalla fatica di vivere:"E' duro essere un uomo. E' duro rinunciare a tutto... E' che domani bisognerà continuare a vivere...".
Ma accade l'imprevisto: testando un preservativo bucato inventato dalla casa per suicidarsi tramite malattie veneree, Lucrece rimane incinta e partorisce un frugoletto - orrore orrore - che sorride sempre e porta in sè un'indomabile voglia di vivere. La famiglia è sconcertata e preoccupata, Alan è un bambino da nascondere e correggere, altrimenti che ne sarà della prosperità del negozio? Questa situazione porta Mishima alla depressione, tanto da essere costretto a letto per qualche giorno. Quanto basta ad Alan per rivoluzionare il negozio con l'aiuto di madre, sorella e fratello, contagiati dal suo stesso ottimismo.

Non vi svelo il finale, che è radicalmente diverso fra film e romanzo e che decreta anche l'abisso fra i due prodotti. Segnalo invece che il libro è zeppo di citazioni letterarie e non, versi di poesie di Charles Baudelaire soprattutto, ma anche di canzoni popolari francesi o di Kurt Cobain, e cenni a personaggi che in un modo o nell'altro si sono uccisi. Ad esempio, il nome del padre rimanda allo scrittore giapponese Yukio Mishima, che si tolse pubblicamente la vita a 45 anni facendo seppuku, quello del figlio a Vincent van Gogh e quello della figlia a Marilyn Monroe, entrambi suicidi.

Il mio consiglio è di leggere il libro, sarà una piacevole lettura fra il comico e il surreale, con toni noir cui i cugini d'Oltralpe sono maestri e il colpo di scena finale. Si sorride e si pensa.

Buon fine settimana a chi passa di qua.

venerdì 22 febbraio 2013

Profezie

"In tutte le profezie è scritta la distruzione del mondo. E tutte le profezie dicono che l'uomo sarà l'origine della sua stessa distruzione. Ma nei secoli la vita che si rinnova ha creato anche una generazione di amanti e sognatori, uomini e donne che non sognavano la distruzione del mondo ma la costruzione di un mondo di farfalle e usignoli. I portatori di sogni proliferarono nel mondo, attaccati ferocemente dai portatori di profezie catastrofiche.
Li chiamarono illusi, romantici, pensatori utopici, dissero che le loro parole erano vecchie, e in effetti lo erano, perchè la memoria del paradiso è antica nel cuore dell'uomo."
 
Non so chi abbia scritto queste parole: si tratta di una citazione letta non so più dove, che mi sono appuntata su un pezzetto di carta volante e ho conservato nel mio taccuino (ci sarebbero da scrivere dei tomi sulla quantità di roba che giace in vario stato di conservazione nella borsa delle donne e mia in particolare, ma questo argomento lo lasceremo per un altro post...). Mi è sembrata una coincidenza significativa che mi sia capitato in mano alla vigilia di un appuntamento elettorale importante come quello di domenica, ma al di là dell'occasione politica il senso del messaggio è parecchio più ampio.
 
 
Lascio a voi lettori di commentarlo, e spero siano molti i portatori sani di sogni, e molto contagiosi, perchè ce n'è bisogno.
 
Buon fine settimana a chi passa di qua

venerdì 15 febbraio 2013

Pipe e gentilezza

Ciao a tutti.
 
Il mio agente a Dublino mi ha testè annunciato che lo storico negozio di pipe e tabacchi Peterson ha traslocato dalla sede storica in Grafton Street, il "salotto buono" della città, per Nassau Street, altra grande strada nelle vicinanze. La cosa mi ha un po' sorpreso e rattristato, perchè quello era un punto fermo della Dublino che ho conosciuto nel lontano 1999 ed ho imparato ad amare. Non sono mai stata e non sono una fumatrice, ma il negozio aveva tutto il fascino dell'Irlanda tradizionale e la verve della "Tigre Celtica" moderna, quindi lo si trova segnalato su ogni guida turistica della città. Pertanto ci avevo fatto una capatina nel mio primo viaggio irlandese, ed avevo avuto la fortuna di imbattermi in quello che credo fosse il titolare, un imponente signore con i capelli bianchi, gli occhi di un azzurro cristallino ed un sorriso luminoso. Da vero appassionato, si era lanciato in dettagliate spiegazioni sulle tecniche di realizzazione delle pipe, sui materiali, sul loro utilizzo (aveva anche provato a vendermi una minuscola pipa di sepiolite non più lunga di 10 cm, assicurandomi che avrei fatto un figurone...).
Come vedete, l'occasionale informativa di un amico mi ha fatto scattare tutta una serie di ricordi meravigliosi, e potrei tranquillamente andare avanti per ore citando aneddoti, incontri, posti da visitare, allegre scorpacciate, camminate nel verde (spesso sotto la pioggia...). In ogni caso, la tendenza al sorriso e alla gentilezza pare essere una caratteristica ricorrente nel popolo irlandese, come anche lo spirito burlone e ironico in tutte le situazioni.
 
E' della mia opinione anche Edward Enfield, autore de Irlanda gentile : humor e avventure a pedali di un eccentrico gentleman inglese, ed. Ediciclo 2010.
Questo arzillo signore, classe 1929, giornalista televisivo, radiofonico e della carta stampata, una volta andato in pensione nel 1992 si è dedicato alle due ruote, e munito del suo docile destriero ha percorso Francia, Grecia, Irlanda in solitaria. Dai suoi viaggi sono nati dei reportage di successo e questo libro delizioso, scritto con tipico humor britannico e con l'occhio acuto di chi ha visto tanto e sa dove puntare.
Sentite cosa dice:" Mi sembrava che l'intera repubblica stesse cospirando per fare in modo che mi divertissi... Sembrano felici di vederti. E poi, è un posto indicibilmente bello. Ero preparato per questo, ma non per la varietà. Un momento ti sembra di stare nel Lake District, e quello dopo sei in Cornovaglia; poi potresti ritrovarti sulla luna; poi sei nel deserto; poi nella valle più bella che si possa immaginare; e poi vicino a un fiordo norvegese".
 
Nel mio piccolo concordo con quanto asserito da Enfield, che ha scelto uno dei mezzi di trasporto migliori per godersi questo piccolo paese. Il lento incedere della bicicletta infatti permette di apprezzare paesaggi e persone, facilita i contatti umani per le soste decisamente più frequenti di un viaggio in automobile e reca con sè quel pizzico di imprevisto che non guasta mai per chi è tanto avventuroso da affidarsi alle sue sole forze e a due ruote anzichè a quattro.
 
Oltre alla cronaca precisa e divertente che accompagna tutte le tappe di questo viaggio lungo la costa occidentale dell'Irlanda, punteggiato da memorabili colazioni e incontri via via buffi, assurdi, malinconici, l'Autore ci omaggia in appendice di utili informazioni nel caso decidessimo di imbarcarci nell'impresa.
Apprenderemo così che:
" Qualunque stagione scegliate, è improbabile che non troviate la pioggia, prima o poi... Non preoccupatevi, non pioverà tutto il tempo - o almeno a me non è successo."
e che:
"In Irlanda, a meno che non abbiate una fame insaziabile di musica dal vivo nei pub (di cui c'è grande abbondanza) alla fine della giornata potreste dovervela cavare da soli. Per questo vi consiglio di portare con voi un numero sufficiente di libri economici e di lasciarli via via che proseguite, in modo da alleggerire il peso sulla bici"
 
Concludo rubandogli una frase:
Se l'Irlanda vi piacerà anche solo la metà di quanto è piaciuta a me, allora sarà un'esperienza splendida.

venerdì 8 febbraio 2013

In nome di Dio, andatevene!

Il titolo si ispira al discorso che Oliver Cromwell pronunciò il 20 aprile 1653 sciogliendo il parlamento inglese.
 
Oliver Cromwell 1599-1658
    Quello che segue è il testo integrale dell'intervento. 
 
"È tempo per me di fare qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla vostra permanenza in questo posto, che voi avete disonorato disprezzandone tutte le virtù e profanato con la pratica di ogni vizio; siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese con Esaù per un piatto di lenticchie; come Giuda, tradireste il vostro Dio per pochi spiccioli.
Avete conservato almeno una virtù? C'è almeno un vizio che non avete preso? Il mio cavallo crede più di voi; l'oro è il vostro Dio; chi fra voi non baratterebbe la propria coscienza in cambio di soldi? È rimasto qualcuno a cui almeno interessa il bene della Nazione?
Voi, sporche prostitute, non avete forse sporcato questo sacro luogo, trasformato il tempio del Signore in una tana di lupi con i vostri principi immorali e atti malvagi? Siete diventati intollerabilmente odiosi per l'intera nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l'ingiustizia! ... Ora basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave. In nome di Dio, andatevene!".
(I discorsi che hanno cambiato il mondo, ed. White Star , 2012).
 
Interessante sarebbe cercare di leggere queste parole astraendosi dal contesto di allora, per comprendere come esse incarnino benissimo anche il diffuso senso di antipolitica odierno. So che molti altri hanno ripreso questo discorso su carta stampata o in rete, perchè si attaglia ad ogni epoca, paese, parte politica.
Ovviamente, questo post non ha finalità di tipo politico, ma esclusivamente di ricostruzione storica: per la precisione intende porre l'accento su come sentimenti e motivazioni che sembrano sempre nuovi non siano altro che il ripetersi di analoghi sentimenti che erano accesi in epoche passate, anche molto lontane dalla nostra.
Lo stesso Cromwell, dopo essere stato alla testa delle forze che abbatterono temporaneamente la monarchia inglese, instaurando la repubblica del Commonwealth of England, governò Inghilterra, Scozia e Irlanda con il titolo di Lord Protettore (con tutti i poteri di un dittatore, in pratica) dal 16 dicembre 1653 fino alla morte. Un percorso, come si vede, "trasversale" nelle forme di governo.

Voglio sottolinearne comunque l'urgenza di integrità e pulizia, il senso forte di una missione per il bene del proprio Paese, da salvaguardare e difendere, la necessità di impegnarsi in prima persona perchè ciò accada. Allora come oggi.

Buon fine settimana a chi passa di qua.

sabato 2 febbraio 2013

I consigli di zia Epp alle donne di oggi

Consiglio di vita
Tieni sempre aperta la mente e libero l'intestino. Chiudi la prima e sarai una noia, chiudili entrambi e sarai un noioso cadavere. E nessuno ti ascolterà più. All'intestino servono fibre: mangia fiocchi d'avena alla mattina e patate con la buccia. Anche la mente ha bisogno di fibre: non addolcirla troppo con romanzi d'amore ma riempila di storie dure. Il tuo cervello ne espellerà la gran parte, così come l'intestino farà con avena e patate. Leggi Shakespeare, la Bibbia, Mr. Tennyson e la meravigliosa Miss Dickinson. E non avere fretta. Perchè correre, d'altronde, quando ovunque andrai sarai assediata dalla morte? Arriverà a suo tempo. Così, quando sarà sarà. E mangia, pensa e vivi bene. E quando sarà il momento morirai bene.

Ciao a tutti.
Questo paragrafo è stato tratto da un libro pubblicato in Italia da Sonzogno nel 2010: I consigli di zia Epp alle donne di oggi, autrice la signora Elspeth Marr che è vissuta a cavallo del XIX e XX secolo. Si tratta più precisamente di una raccolta di appunti e citazioni della suddetta che il pronipote Christopher Rush ha ritenuto meritevole di pubblicazione. La copertina spiega inoltre: Il quaderno privato di una lady vittoriana, dagli afrodisiaci alla castità, dalle proprietà segrete delle violette all'elogio delle buone letture.
Zia Epp (la chiamerò così d'ora in poi) era appunto una matura signora, a detta del pronipote rigida e severa, nata e vissuta in piena epoca vittoriana, che non brilla certo per liberalità di pensiero e costume. Qui invece trovate, in ordine rigorosamente alfabetico, un lungo elenco di consigli un po' su tutto, rivolti ad una ragazza di cui non conosciamo l'identità: ma che consigli, e che ragionamenti! Chi si aspetta di leggere il solito compendio di ricette di cucina o di bellezza propri di una donna di quell'epoca, si troverà piacevolmente sorpreso, perchè la signora era uno spirito libero e forte e si esprimeva con una schiettezza e apertura mentale sbalorditive, anche per i nostri giorni.
Certo, non mancano numerosi riferimenti alla cucina e ai migliori ingredienti per una maschera di bellezza, nonchè piccoli numerosi consigli di medicina naturale, ma i suoi commenti spaziano dal pratico (alitosi, calli, foruncoli, emorroidi...), per passare al mistico (creazione, fede, reincarnazione, anima...) e al filosofico (verità, carpe diem, grande amore, ecc.).
Sembra anche che abbia voluto lasciare traccia di sè e del suo pensiero al di là dell'utilità della sua misteriosa destinataria, spesso in aperta contestazione dei dettami di Stato, Chiesa, società (ad esempio, consultate la voce Dio e l'origine dell'universo, oppure Evoluzione, o Matrimonio, o ancora Storia o Tribunali). Dimostra una fame di vita, meglio, di buona vita, piena di interessi e attività, di letture e di affetti, che riempie il cuore di chi legge.
Con chi abbiamo a che fare? Con la severa dama vittoriana, un po' semplice e bigotta,  che dedica un paragrafo al significato dei sogni o all'uso dell'urina per scacciare gli spiriti maligni, o con la donna ardente e appassionata che dichiara:"La vita può essere un sogno, una farsa, una febbra spasmodica, un misero spettacolo, un'ombra, una vetrata istoriata, una scacchiera di notti e giorni e molto altro...Per questo non sprecarla. La miglior vita vissuta è quella che ti permette, alla fine di tutto, di dire con sincerità:"Ho scaldato entrambe le mani vicino al fuoco della vita: affonda, e io sono pronto ad andarmene"?
Femminista nel senso più produttivo e serio del termine, zia Epp rivendicava il diritto ad esistere e scegliere liberamente della propria esistenza, a partire dalle letture, per passare al matrimonio e alla politica. Il paragrafo intitolato Donne e quello seguente Donne, emancipazione delle, sono un inno alla donna ed alla femminilità, perchè Gli uomini sono la gloria, la burla e l'enigma, ma tu sei la meraviglia vivente del mondo, le altre sette sono solo storia.
Per par condicio, suggerisco la lettura del paragrafo Uomini, ironico fino ad essere caustico, divertente e un po' amaro.

Non vado avanti, perchè i passi meritevoli di citazione sono numerosissimi e di sicuro ho commesso peccato di omissione: pertanto, vi invito caldamente alla lettura dei consigli di zia Epp, così da non trascurare nessuno di essi. Assicuro divertimento, riflessione, poesia e tempo speso bene.

Buon fine settimana a chi passa di qua!

venerdì 25 gennaio 2013

Concorso BookTrailer Ciak, si legge!

Oggi vi segnalo una splendida iniziativa dell'Associazione Culturale Mare di libri, nata da un'idea delle libraie della Libreria dei ragazzi Viale dei Ciliegi 17, di Rimini, e attivissima da anni nel proporre eventi e progetti legati alla letteratura per ragazzi, appunto.

Si tratta di Ciak, si legge!, il primo concorso per booktrailer italiano riservato ai lettori dagli 11 ai 18 anni che frequentano le scuole secondarie di primo e secondo grado.
I partecipanti avranno a disposizione alcune bozze di romanzi inediti messi a disposizione da case editrici dello stampo di Mondadori, Rizzoli, San Paolo; ne dovranno scegliere una e realizzare un video promozionale del libro di massimo tre minuti. Per una volta, sarà il video a promuovere la lettura, come un trailer promuove un film!

La partecipazione è completamente gratuita ed il vincitore riceverà un bel premio in libri, mentre i sei booktrailer finalisti verranno proiettati nell'ambito di Festival Mare di Libri 2013 (altra benemerita iniziativa della suddetta Associazione, che si terrà a Rimini dal 14 al 16 giugno).

Se volete partecipare, da soli o in gruppo, mandate una mail di segnalazione a organizzazione@maredilibri.it  con oggetto Iscrizione concorso BookTrailer e il modulo di iscrizione compilato. Le iscrizioni per la partecipazione si chiudono mercoledì 20 febbraio 2013, perchè solo in seguito, a partire dal 28 febbraio, saranno rese disponibili le bozze dei romanzi.
Dopodichè... all'opera! Entro il 15 maggio 2013 dovrà essere prodotto e consegnato un solo booktrailer, che verrà valutato da una giuria di adulti e ragazzi.

Potete trovare tutto sul sito www.maredilibri.it, ma qui di seguito eccovi qualche informazione veloce e le modalità di partecipazione:

Concorso 2013
Come partecipare

Creativi di tutte le scuole, datevi da fare! Mi sembra un'occasione bellissima per mettere alla prova la vostra fantasia. Ne avete tanta, usatela.

sabato 19 gennaio 2013

Le origini dei manga

Buongiorno a chi legge!
Il fine settimana scorso mi è capitato fra le mani, consigliato da un amico, uno dei fumetti di autore giapponese più bello e commovente che ho letto negli ultimi anni. si tratta di NonNonba, di Shigeru  Mizuki, ed. Rizzoli Lizard 2012. Il sottotitolo specifica Storie di fantasmi giapponesi e sono proprio gli yokai ad essere protagonisti, assieme all'Autore bambino, degli episodi qui raccolti. Queste creature indefinibili, nè buone nè cattive, spesso spaventose, sempre dispettose, hanno popolato il mondo giapponese, particolarmente in quelle zone rurali e povere in cui è cresciuto Shigeru Mizuki. La nonna, NonNonba, appunto, altro personaggio di spicco di questo manga, accompagna l'infanzia del nipote, fatta di amici, liti o lotte furibonde, scuola, ecc., con la sua saggezza antica, spiegandogli le manifestazioni dei fantasmi, come difendersi, come evitarli.
La poesia del racconto  e l'atmosfera sognante permeano anche episodi tristissimi, come la morte per morbillo di una compagna, o la vendita ad una casa di geishe di un'amichetta particolarmente carina e povera. Su tutto, incombono gli yokai, come Azuki Hakari (il lanciatore di fagioli), Betobeto San, Nurunuru Bozo e altre invisibili presenze della vita di ogni giorno.
 
Visto che amo leggere un libro dall'inizio alla fine, mi sono soffermata anche sulla pregevole introduzione di Paolo Interdonato (e ho fatto benissimo), che mi ha illuminata su una forma d'arte e comunicazione ormai perduta a cui si fanno risalire le origini dei manga.
 
Conoscete la parola kamishibai? Si può tradurre come sceneggiato su carta o dramma su carta, e si riferisce ad una singolare forma di teatro itinerante, di piazza, in cui la narrazione si effettuava per il tramite di cartoncini acquarellati in sequenza; il cantastorie raccontava la vicenda legata all'episodio illustrato.
Un po' come i nostri burattinai, questi artisti di strada viaggiavano in bicicletta di paese in paese, trasportando sul portapacchi una specie di cassettina di legno, il butai, che si apriva come le quinte di un teatrino per permettere lo svolgimento dello spettacolo. In genere si trattava di tre racconti, uno d'avventura per i ragazzi, uno più "drammatico" per le ragazze ed uno comico.
Leggo che durante il secondo conflitto mondiale il governo utilizzava i kamishibai per fare propaganda, ma anche durante l'occupazione gli americani se ne appropriarono per rappresentare storie legate al mondo e ai valori occidentali.
 
 

Anche Shigeru Mizuki, passato attraverso gli orrori della guerra (in cui ha perso un braccio) con inguaribile ottimismo, per vivere ha portato nei villaggi di un Giappone impoverito e devastato le storie dei kamishibai, che ha poi ripreso nei suoi manga più famosi (ad es. Kitaro dei cimiteri).
 
Con l'avvento della televisione nel 1952 i kamishibai piano piano scomparvero dalla scena, ma ancora oggi viene utilizzato nelle scuole e nelle biblioteche come un valido sussidio didatttico: i bambini creano storie e illustrazioni che poi verranno narrate dall'insegnante o dal cantastorie, proprio come i loro bisnonni usavano fare durante la guerra.


martedì 8 gennaio 2013

Shakespeare and company

Ben ritrovati! Prima di cominciare, vi voglio lasciare alla visione di alcune fotografie razziate in rete, relative ad una meravigliosa libreria che ho avuto la fortuna di visitare. A dire il vero, mi ci sono persa per delle ore come Alice nel Paese delle Meraviglie, e capirete perchè...
 
Si tratta della libreria parigina Shakespeare & co., specializzata in letteratura inglese ed organizzata a mo' di caverna di Alì Babà, o tesoro dei pirati.


1)Questo è l'ingresso, incastonato fra alti palazzi sulle rive della Senna. La foto è stata scattata in un momento di tranquillità, di solito anche fuori stazionano lettori/appassionati/curiosi per frugare nelle bancarelle esterne, qui coperte da un telo verde. Ci sono poi altri due piani di libri vecchi e nuovi fra cui curiosare con la massima calma, tanto nessuno vi starà alle costole.
 
2) Questo è uno scorcio dell'interno... I libri sono stipati all'inverosimile, ci si deve soffermare ad ogni passo perchè spuntano piacevoli sorprese qua e là, oppure per far passare altri pedoni incantati come voi, e questo succede con la massima calma, nessuno sbuffa, sgomita, pretende, si entra in una sorta di comunità pacifica e tollerante che chiude fuori il caos e l'arroganza.
 

3) Ecco, i libri sono messi proprio così, sembrano crollareda un momento all'altro, invece resistono e si ergono impavidi a sfidare ignoranza e oscurantismo (bella frase, eh? mi sto entusiasmando nel rivedere questa meraviglia...).
 
 
4) Un particolare del primo piano: non stupitevi, ci sono angolini così un po' dappertutto dove accomodarsi a sfogliare i libri. Vecchissime poltroncine di cuoio, sedie di legno traballanti, tappeti polverosi... e dappertutto quel meraviglioso profumo di carta stampata e vecchie rilegature di pelle. E dalle finestre si gode la vista della Senna.

Due parole sulla libreria.
Fu fondata nel 1919 da Sylvia Beach nel 1919 ed era impostata sia come libreria che come sala di lettura. Nel 1921 venne trasferita al numero 12 di Rue de l’Odéon, dove rimase fino alla chiusura, nel 1941. In quegli anni la S&co. era un vero e proprio centro culturale frequentato dai maggiori scrittori del tempo (Ernest Hemingway, Ezra Pound, Francis Scott Fitzgerald, Gertrude Stein, James Joyce, per citare i più noti) che qui trovavano terreno fertile per accese discussione e angoli tranquilli per leggere o scrivere in pace. Fu proprio Sylvia Beach, per inciso, a pubblicare l'Ulisse che  era stato censurato nel Regno Unito e negli Stati Uniti, e a far circolare testi "proibiti" in patria.
Nel dicembre del 1941, con l'occupazione tedesca della Francia, la libreria fu costretta a chiudere e la leggenda narra che ciò avvenne perchè Sylvia aveva rifiutato di vendere l’ultima copia di Finnegans Wake a un ufficiale tedesco.

Nel 1951 George Whitman riaprì la libreria al 37 di rue de la Bûcherie, vicino Place St.Michel, col nome di Le Mistral, cambiandolo poi in Shakespeare and company in onore della Beach. Lo spirito è rimasto lo stesso: anche oggi, ad esempio, la libreria offre posti letto ad artisti e scrittori squattrinati in cambio di alcune ore di lavoro fra gli scaffali e propone letture di poesia e prosa, incontri con autori, ecc. 

 
Perchè vi parlo della Shakespeare and company? Al di là della mia personalissima ammirazione, che credo traspaia copiosa, lo faccio perchè in questo periodo, nonostante il periodo natalizio che doveva ossigenare un po' il settore editoriale, pare che invece si assista ad un declino sempre più marcato delle piccole librerie che non riescono a reggere la concorrenza  economica delle grosse catene tipo Feltrinelli o Mondadori e sono costrette nel migliore dei casi a trasferirsi dai centri alle periferie (meno costose per gli affitti), nel peggiore a chiudere. Il fatto che una Feltrinelli o una Mondadori possano permettersi di fare prezzi molto più bassi rispetto ad un qualunque Signor Nessuno è positivo per le tasche dei cittadini, soprattutto in questo periodo, e certamente sono una buona base per una democrazia della conoscenza e dell'informazione. Purtroppo il lato negativo si rivela in un'offerta quantitativa piuttosto che qualitativa, che tende ad uniformare modelli e contenuti; nella proposta di novità che resistono sugli scaffali per un breve periodo per poi sparire senza lasciare traccia nemmeno nei magazzini; nel pubblicizzare solo determinati libri a discapito di altri; nella mancanza, spesso, di un servizio serio di consulenza bibliografica, per cui ci si trova ad avere a che fare non con librai preparati ma con commessi svogliati e disincentivati.
Librerie come la Shakespeare and company sono certamente un caso particolare, hanno saputo creare un mondo che ruota attorno alla cultura in senso lato, coinvolgendone attori e spettatori e diventando un cult. Esistono anche in Italia piccoli luoghi incantati come questo, magari meno fascinosi, ma altrettanto validi; librerie che cercano di sopravvivere proponendo libri non come oggetti da esibire (rigorosamente non letti) sugli scaffali di casa (perchè fa tanto fine ed elegante), o come merce equipollente a merendine o bibite, ma come portatori di idee e di democrazia; librerie che si pongono in maniera costruttiva e attiva nei confronti delle persone e si fanno catalizzatori di conoscenza, pensiero, fermento intellettuale.
E' triste vedere come persino librerie storiche come la Hoepli di Milano sia costretta a mettere in cassa integrazione (si spera per poco) alcuni dei propri ottimi librai; o la Libreria del Mondo Offeso, sempre di Milano, piccola realtà indipendente che - pare - dovrà trasferirsi in periferia perchè in difficoltà con gli affitti esosi del centro.

Ecco, il mio augurio per il 2013 è che i "piccoli" la spuntino, e riescano ad esercitare la propria preziosa funzione nonostante l'attacco dei grandi squali, diversificando un'offerta culturale sempre più uniforme e limitata.