venerdì 25 gennaio 2013

Concorso BookTrailer Ciak, si legge!

Oggi vi segnalo una splendida iniziativa dell'Associazione Culturale Mare di libri, nata da un'idea delle libraie della Libreria dei ragazzi Viale dei Ciliegi 17, di Rimini, e attivissima da anni nel proporre eventi e progetti legati alla letteratura per ragazzi, appunto.

Si tratta di Ciak, si legge!, il primo concorso per booktrailer italiano riservato ai lettori dagli 11 ai 18 anni che frequentano le scuole secondarie di primo e secondo grado.
I partecipanti avranno a disposizione alcune bozze di romanzi inediti messi a disposizione da case editrici dello stampo di Mondadori, Rizzoli, San Paolo; ne dovranno scegliere una e realizzare un video promozionale del libro di massimo tre minuti. Per una volta, sarà il video a promuovere la lettura, come un trailer promuove un film!

La partecipazione è completamente gratuita ed il vincitore riceverà un bel premio in libri, mentre i sei booktrailer finalisti verranno proiettati nell'ambito di Festival Mare di Libri 2013 (altra benemerita iniziativa della suddetta Associazione, che si terrà a Rimini dal 14 al 16 giugno).

Se volete partecipare, da soli o in gruppo, mandate una mail di segnalazione a organizzazione@maredilibri.it  con oggetto Iscrizione concorso BookTrailer e il modulo di iscrizione compilato. Le iscrizioni per la partecipazione si chiudono mercoledì 20 febbraio 2013, perchè solo in seguito, a partire dal 28 febbraio, saranno rese disponibili le bozze dei romanzi.
Dopodichè... all'opera! Entro il 15 maggio 2013 dovrà essere prodotto e consegnato un solo booktrailer, che verrà valutato da una giuria di adulti e ragazzi.

Potete trovare tutto sul sito www.maredilibri.it, ma qui di seguito eccovi qualche informazione veloce e le modalità di partecipazione:

Concorso 2013
Come partecipare

Creativi di tutte le scuole, datevi da fare! Mi sembra un'occasione bellissima per mettere alla prova la vostra fantasia. Ne avete tanta, usatela.

sabato 19 gennaio 2013

Le origini dei manga

Buongiorno a chi legge!
Il fine settimana scorso mi è capitato fra le mani, consigliato da un amico, uno dei fumetti di autore giapponese più bello e commovente che ho letto negli ultimi anni. si tratta di NonNonba, di Shigeru  Mizuki, ed. Rizzoli Lizard 2012. Il sottotitolo specifica Storie di fantasmi giapponesi e sono proprio gli yokai ad essere protagonisti, assieme all'Autore bambino, degli episodi qui raccolti. Queste creature indefinibili, nè buone nè cattive, spesso spaventose, sempre dispettose, hanno popolato il mondo giapponese, particolarmente in quelle zone rurali e povere in cui è cresciuto Shigeru Mizuki. La nonna, NonNonba, appunto, altro personaggio di spicco di questo manga, accompagna l'infanzia del nipote, fatta di amici, liti o lotte furibonde, scuola, ecc., con la sua saggezza antica, spiegandogli le manifestazioni dei fantasmi, come difendersi, come evitarli.
La poesia del racconto  e l'atmosfera sognante permeano anche episodi tristissimi, come la morte per morbillo di una compagna, o la vendita ad una casa di geishe di un'amichetta particolarmente carina e povera. Su tutto, incombono gli yokai, come Azuki Hakari (il lanciatore di fagioli), Betobeto San, Nurunuru Bozo e altre invisibili presenze della vita di ogni giorno.
 
Visto che amo leggere un libro dall'inizio alla fine, mi sono soffermata anche sulla pregevole introduzione di Paolo Interdonato (e ho fatto benissimo), che mi ha illuminata su una forma d'arte e comunicazione ormai perduta a cui si fanno risalire le origini dei manga.
 
Conoscete la parola kamishibai? Si può tradurre come sceneggiato su carta o dramma su carta, e si riferisce ad una singolare forma di teatro itinerante, di piazza, in cui la narrazione si effettuava per il tramite di cartoncini acquarellati in sequenza; il cantastorie raccontava la vicenda legata all'episodio illustrato.
Un po' come i nostri burattinai, questi artisti di strada viaggiavano in bicicletta di paese in paese, trasportando sul portapacchi una specie di cassettina di legno, il butai, che si apriva come le quinte di un teatrino per permettere lo svolgimento dello spettacolo. In genere si trattava di tre racconti, uno d'avventura per i ragazzi, uno più "drammatico" per le ragazze ed uno comico.
Leggo che durante il secondo conflitto mondiale il governo utilizzava i kamishibai per fare propaganda, ma anche durante l'occupazione gli americani se ne appropriarono per rappresentare storie legate al mondo e ai valori occidentali.
 
 

Anche Shigeru Mizuki, passato attraverso gli orrori della guerra (in cui ha perso un braccio) con inguaribile ottimismo, per vivere ha portato nei villaggi di un Giappone impoverito e devastato le storie dei kamishibai, che ha poi ripreso nei suoi manga più famosi (ad es. Kitaro dei cimiteri).
 
Con l'avvento della televisione nel 1952 i kamishibai piano piano scomparvero dalla scena, ma ancora oggi viene utilizzato nelle scuole e nelle biblioteche come un valido sussidio didatttico: i bambini creano storie e illustrazioni che poi verranno narrate dall'insegnante o dal cantastorie, proprio come i loro bisnonni usavano fare durante la guerra.


martedì 8 gennaio 2013

Shakespeare and company

Ben ritrovati! Prima di cominciare, vi voglio lasciare alla visione di alcune fotografie razziate in rete, relative ad una meravigliosa libreria che ho avuto la fortuna di visitare. A dire il vero, mi ci sono persa per delle ore come Alice nel Paese delle Meraviglie, e capirete perchè...
 
Si tratta della libreria parigina Shakespeare & co., specializzata in letteratura inglese ed organizzata a mo' di caverna di Alì Babà, o tesoro dei pirati.


1)Questo è l'ingresso, incastonato fra alti palazzi sulle rive della Senna. La foto è stata scattata in un momento di tranquillità, di solito anche fuori stazionano lettori/appassionati/curiosi per frugare nelle bancarelle esterne, qui coperte da un telo verde. Ci sono poi altri due piani di libri vecchi e nuovi fra cui curiosare con la massima calma, tanto nessuno vi starà alle costole.
 
2) Questo è uno scorcio dell'interno... I libri sono stipati all'inverosimile, ci si deve soffermare ad ogni passo perchè spuntano piacevoli sorprese qua e là, oppure per far passare altri pedoni incantati come voi, e questo succede con la massima calma, nessuno sbuffa, sgomita, pretende, si entra in una sorta di comunità pacifica e tollerante che chiude fuori il caos e l'arroganza.
 

3) Ecco, i libri sono messi proprio così, sembrano crollareda un momento all'altro, invece resistono e si ergono impavidi a sfidare ignoranza e oscurantismo (bella frase, eh? mi sto entusiasmando nel rivedere questa meraviglia...).
 
 
4) Un particolare del primo piano: non stupitevi, ci sono angolini così un po' dappertutto dove accomodarsi a sfogliare i libri. Vecchissime poltroncine di cuoio, sedie di legno traballanti, tappeti polverosi... e dappertutto quel meraviglioso profumo di carta stampata e vecchie rilegature di pelle. E dalle finestre si gode la vista della Senna.

Due parole sulla libreria.
Fu fondata nel 1919 da Sylvia Beach nel 1919 ed era impostata sia come libreria che come sala di lettura. Nel 1921 venne trasferita al numero 12 di Rue de l’Odéon, dove rimase fino alla chiusura, nel 1941. In quegli anni la S&co. era un vero e proprio centro culturale frequentato dai maggiori scrittori del tempo (Ernest Hemingway, Ezra Pound, Francis Scott Fitzgerald, Gertrude Stein, James Joyce, per citare i più noti) che qui trovavano terreno fertile per accese discussione e angoli tranquilli per leggere o scrivere in pace. Fu proprio Sylvia Beach, per inciso, a pubblicare l'Ulisse che  era stato censurato nel Regno Unito e negli Stati Uniti, e a far circolare testi "proibiti" in patria.
Nel dicembre del 1941, con l'occupazione tedesca della Francia, la libreria fu costretta a chiudere e la leggenda narra che ciò avvenne perchè Sylvia aveva rifiutato di vendere l’ultima copia di Finnegans Wake a un ufficiale tedesco.

Nel 1951 George Whitman riaprì la libreria al 37 di rue de la Bûcherie, vicino Place St.Michel, col nome di Le Mistral, cambiandolo poi in Shakespeare and company in onore della Beach. Lo spirito è rimasto lo stesso: anche oggi, ad esempio, la libreria offre posti letto ad artisti e scrittori squattrinati in cambio di alcune ore di lavoro fra gli scaffali e propone letture di poesia e prosa, incontri con autori, ecc. 

 
Perchè vi parlo della Shakespeare and company? Al di là della mia personalissima ammirazione, che credo traspaia copiosa, lo faccio perchè in questo periodo, nonostante il periodo natalizio che doveva ossigenare un po' il settore editoriale, pare che invece si assista ad un declino sempre più marcato delle piccole librerie che non riescono a reggere la concorrenza  economica delle grosse catene tipo Feltrinelli o Mondadori e sono costrette nel migliore dei casi a trasferirsi dai centri alle periferie (meno costose per gli affitti), nel peggiore a chiudere. Il fatto che una Feltrinelli o una Mondadori possano permettersi di fare prezzi molto più bassi rispetto ad un qualunque Signor Nessuno è positivo per le tasche dei cittadini, soprattutto in questo periodo, e certamente sono una buona base per una democrazia della conoscenza e dell'informazione. Purtroppo il lato negativo si rivela in un'offerta quantitativa piuttosto che qualitativa, che tende ad uniformare modelli e contenuti; nella proposta di novità che resistono sugli scaffali per un breve periodo per poi sparire senza lasciare traccia nemmeno nei magazzini; nel pubblicizzare solo determinati libri a discapito di altri; nella mancanza, spesso, di un servizio serio di consulenza bibliografica, per cui ci si trova ad avere a che fare non con librai preparati ma con commessi svogliati e disincentivati.
Librerie come la Shakespeare and company sono certamente un caso particolare, hanno saputo creare un mondo che ruota attorno alla cultura in senso lato, coinvolgendone attori e spettatori e diventando un cult. Esistono anche in Italia piccoli luoghi incantati come questo, magari meno fascinosi, ma altrettanto validi; librerie che cercano di sopravvivere proponendo libri non come oggetti da esibire (rigorosamente non letti) sugli scaffali di casa (perchè fa tanto fine ed elegante), o come merce equipollente a merendine o bibite, ma come portatori di idee e di democrazia; librerie che si pongono in maniera costruttiva e attiva nei confronti delle persone e si fanno catalizzatori di conoscenza, pensiero, fermento intellettuale.
E' triste vedere come persino librerie storiche come la Hoepli di Milano sia costretta a mettere in cassa integrazione (si spera per poco) alcuni dei propri ottimi librai; o la Libreria del Mondo Offeso, sempre di Milano, piccola realtà indipendente che - pare - dovrà trasferirsi in periferia perchè in difficoltà con gli affitti esosi del centro.

Ecco, il mio augurio per il 2013 è che i "piccoli" la spuntino, e riescano ad esercitare la propria preziosa funzione nonostante l'attacco dei grandi squali, diversificando un'offerta culturale sempre più uniforme e limitata.