sabato 16 marzo 2013

L'albero dei segreti

Ciao a tutti.
Stavolta, per chiudere in leggerezza, vi lascio il titolo di un romanzo che ho arraffato quasi per disperazione in biblioteca, rendendomi conto che non avevo sufficienti risorse fisiche e mentali per impegnarmi con qualcosa di più corposo e intenso, dopo una settimana particolarmente faticosa.
 
Si tratta (non me ne vogliano i maschietti) di un libro assolutamente al femminile, a partire dalle protagoniste, che risaltano sulla controparte maschile come l'uvetta nel panettone, per passare poi alle ambientazioni (un'imponente villa vittoriana, verdi colline, e su tutto il profumo del caffè e del cioccolato) e alla trama, ricca di mistero e magia.
 
Sto parlando de L'albero dei segreti, di Sarah Addison Allen, un'autrice che da subito ci ha abituati a titoli suggestivi (per quanto c'entrino poco con l'originale inglese, qui The Peach Keeper) e a racconti romantici. Tanto per ricordarlo a numerose mie utenti appassionate del genere, la Allen ha scritto anche Il profumo del pane alla lavanda (Garden spells), Giorni di zucchero, fragole e neve (The Sugar Queen), Il giardino dei raggi di luna (The Girl who Chased the Moon).
Non ho ancora finito di leggerlo, sono circa a metà, ma vi assicuro che scorre veloce come l'acqua ed ha tutte le caratteristiche per riempire serate in cui la testa è troppo stanca per dedicarsi alla Critica della ragion pura di Kant, il corpo troppo provato per ramazzare casa e l'insieme dei due vuole solo un momento tranquillo da riempire con cose semplici e appaganti (consiglio infatti l'abbinamento con qualcosa di buono da sgranocchiare: mi perdonerete se pubblicizzo in maniera così evidente due delle mie passioni personali, la lettura e il cibo...).

La protagonista è Willa Jackson, discendente della più importante famiglia di Walls of Water, ora decaduta, che gestisce con soddisfazione un negozio di articoli sportivi e caffetteria. La grande casa sulla collina un tempo era dei Jackson, adesso è degli Osgood che l'hanno ristrutturata e fatta diventare un lussuoso bed and breackfast. Paxton è l'artefice della rinascita di questa enorme casa vittoriana, nonchè ex amica del cuore di Willa. Fatalmente, le storie delle due ragazze tornano ad incrociarsi, fra ritrovamenti di scheletri e misteriosi ritagli di giornali. Arricchiscono l'impasto la presenza dell'amore (chissà come mai, i fortunati sono alti, belli, ricchi) e la figura inquietante della nonna di Willa, persa in una demenza senile senza scampo che cela un passato oscuro.
A metà fra fiaba gotica e romanzo rosa, un pizzico di mistero e di soprannaturale, L'albero dei segreti non pretende di essere niente più di quello che è: un modo piacevole di trascorrere qualche ora e di farci sorridere.

Sono arrivata circa a metà percorso, non so ancora come finirà: non ci sono dubbi, naturalmente, che sarà un lieto fine, ma conto di arrivarci godendomi l'intreccio e scoprendo via via i "trucchi" dell'autrice per incatenarmi alla sedia. Cosa che, per quanto mi riguarda, è la caratteristica più importante di un buon libro.

Buon fine settimana a chi passa di qua.

venerdì 8 marzo 2013

Naturalmente, 8 marzo

So di possedere il corpo debole e fragile di una donna, ma ho il cuore e lo stomaco di un re... (Elisabetta I^ d'Inghilterra, nel discorso di incoraggiamento alle truppe inglesi, 1588: credetemi, quanto detto vale per tutte le donne, alcune lo sanno, altre devono ancora scoprirlo)
 
L'unica questione che resta da risolvere ora è: le donne sono persone? Difficilmente credo che qualcuno dei nostri oppositori avrà l'ardire di negarlo. Le donne, in quanto persone, sono quindi cittadine, e nessuno Stato ha il diritto di promulgare una nuova legge o imporne una vecchia che limiti i loro privilegi o immunità... (Susan B. Anthony, 1873: all'epoca era in ballo il diritto di voto, ma oggi? Quanti diritti sono formalmente riconosciuti e nella pratica restano inattuati? La strada è lunga)
 
Chiedo agli uomini americani presenti a questo incontro: che cosa direste se nel vostro Stato vi trovaste di fronte all'alternativa di uccidere o concedere i diritti di cittadinanza alle donne che godono, in gran parte, del vostro rispetto, che sapete vivere esistenze utili, che conoscete, anche se non personalmente, che sapete essere animate dalle cause più nobili, che sono alla ricerca della libertà e del potere per prestare un utile servizio pubblico? Bene, c'è una sola risposta a questa alternativa e c'è una sola via d'uscita, a meno che non siate preparati a riportare indietro la civiltà di due o tre generazioni: dovete dare a quelle donne il voto (Emmeline Pankhurst, 1913: il voto ancora oggi è negato a gran parte delle donne del mondo, così come il diritto elementare di gestire la propria vita e le proprie scelte)
 
Se istruisci un bambino avrai un uomo istruito. Se istruisci una donna avrai una donna, una famiglia e una società istruita (Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986)
 
Se vogliamo che ogni ragazza sia istruita e se vogliamo la pace in tutto il mondo, allora dobbiamo lottare e rimanere unite. Non aspettiamo che altri lo facciano al posto nostro (Malala Yousafzai, 15 anni, 2013, all'uscita dall'ospedale in cui era ricoverata dopo aver subito un attentato il 9 ottobre 2012: chiedeva, per sè e per tutte le donne, la possibilità, il diritto di andare a scuola, studiare, imparare. I talebani hanno rivendicato l'attentato, aggiungendo che questa ragazzina era il simbolo degli infedeli e dell'oscenità...)
 
Buona Festa della Donna a tutte, lo sia sempre

sabato 2 marzo 2013

Il negozio dei suicidi

Bel titolo per finire la settimana, eh?
 
Il negozio dei suicidi è un libro di Jean Teulé, edito da Vertigo nel 2008, nemmeno 200 pagine da leggere tutte d'un fiato con l'impressione di essere capitati in un fumetto, tanto le singole scene sono descritte in fotogrammi precisi  e dettagliati. In effetti l'Autore, ho scoperto, è di estrazione "fumettistica" ed ha trasposto questa caratteristica anche nel testo scritto.
Il mio incontro con Il negozio dei suicidi è avvenuto in senso inverso rispetto a quello cui sono abituata, ossia, in un grigio pomeriggio di un paio di settimane fa mi sono regalata il cinema e sono andata a vedere La bottega dei suicidi, film d'animazione franco-belga del regista Patrice Leconte, che appunto è stato tratto dal libro.
Dico subito che il cartone animato in generale mi è piaciuto abbastanza, una grafica stupenda, l'uso sapiente del colore, il tratto pulito e incisivo.... insomma, per quanto riguarda l'aspetto estetico nulla da eccepire. Per quanto riguarda il contenuto, invece, sono rimasta un po' delusa. La trama poteva dare molti spunti interessanti, i personaggi altrettanto, l'argomento era così delicato e difficile da indurre la Commissione per la revisione cinematografica ad imporre in un primo tempo il divieto per i minori di 18 anni, poi ritirato... invece alla fine si è risolto tutto in un racconto un tantino melenso (colpa temo anche della traduzione italiana dei testi e delle canzoni) che non è assolutamente in linea con il libro di Teulé.

Eccovi la trama a grandi linee.
La famiglia Tuvache gestisce da generazioni un singolare esercizio commerciale, un negozio specializzato in tutto quanto può servire a suicidarsi. Il suo slogan è "Morti o rimborsati", ma nessun cliente è mai tornato a lamentarsi... Il padre Mishima è specializzato nelle morti violente (pistola, impiccagione, seppuku), la madre Lucrèce nei veleni che confeziona personalmente; i figli Vincent e Marilyn tirano a campare uno più depresso e demotivato dell'altro. Gli affari vanno a gonfie vele, perchè nel futuro tetro e desolato immaginato da Teulé non c'è spazio per il sole o per il sorriso, e le persone cercano sollievo dalla fatica di vivere:"E' duro essere un uomo. E' duro rinunciare a tutto... E' che domani bisognerà continuare a vivere...".
Ma accade l'imprevisto: testando un preservativo bucato inventato dalla casa per suicidarsi tramite malattie veneree, Lucrece rimane incinta e partorisce un frugoletto - orrore orrore - che sorride sempre e porta in sè un'indomabile voglia di vivere. La famiglia è sconcertata e preoccupata, Alan è un bambino da nascondere e correggere, altrimenti che ne sarà della prosperità del negozio? Questa situazione porta Mishima alla depressione, tanto da essere costretto a letto per qualche giorno. Quanto basta ad Alan per rivoluzionare il negozio con l'aiuto di madre, sorella e fratello, contagiati dal suo stesso ottimismo.

Non vi svelo il finale, che è radicalmente diverso fra film e romanzo e che decreta anche l'abisso fra i due prodotti. Segnalo invece che il libro è zeppo di citazioni letterarie e non, versi di poesie di Charles Baudelaire soprattutto, ma anche di canzoni popolari francesi o di Kurt Cobain, e cenni a personaggi che in un modo o nell'altro si sono uccisi. Ad esempio, il nome del padre rimanda allo scrittore giapponese Yukio Mishima, che si tolse pubblicamente la vita a 45 anni facendo seppuku, quello del figlio a Vincent van Gogh e quello della figlia a Marilyn Monroe, entrambi suicidi.

Il mio consiglio è di leggere il libro, sarà una piacevole lettura fra il comico e il surreale, con toni noir cui i cugini d'Oltralpe sono maestri e il colpo di scena finale. Si sorride e si pensa.

Buon fine settimana a chi passa di qua.