Bel titolo per finire la settimana, eh?

Il mio incontro con Il negozio dei suicidi è avvenuto in senso inverso rispetto a quello cui sono abituata, ossia, in un grigio pomeriggio di un paio di settimane fa mi sono regalata il cinema e sono andata a vedere La bottega dei suicidi, film d'animazione franco-belga del regista Patrice Leconte, che appunto è stato tratto dal libro.
Dico subito che il cartone animato in generale mi è piaciuto abbastanza, una grafica stupenda, l'uso sapiente del colore, il tratto pulito e incisivo.... insomma, per quanto riguarda l'aspetto estetico nulla da eccepire. Per quanto riguarda il contenuto, invece, sono rimasta un po' delusa. La trama poteva dare molti spunti interessanti, i personaggi altrettanto, l'argomento era così delicato e difficile da indurre la Commissione per la revisione cinematografica ad imporre in un primo tempo il divieto per i minori di 18 anni, poi ritirato... invece alla fine si è risolto tutto in un racconto un tantino melenso (colpa temo anche della traduzione italiana dei testi e delle canzoni) che non è assolutamente in linea con il libro di Teulé.
Eccovi la trama a grandi linee.
La famiglia Tuvache gestisce da generazioni un singolare esercizio commerciale, un negozio specializzato in tutto quanto può servire a suicidarsi. Il suo slogan è "Morti o rimborsati", ma nessun cliente è mai tornato a lamentarsi... Il padre Mishima è specializzato nelle morti violente (pistola, impiccagione, seppuku), la madre Lucrèce nei veleni che confeziona personalmente; i figli Vincent e Marilyn tirano a campare uno più depresso e demotivato dell'altro. Gli affari vanno a gonfie vele, perchè nel futuro tetro e desolato immaginato da Teulé non c'è spazio per il sole o per il sorriso, e le persone cercano sollievo dalla fatica di vivere:"E' duro essere un uomo. E' duro rinunciare a tutto... E' che domani bisognerà continuare a vivere...".
Ma accade l'imprevisto: testando un preservativo bucato inventato dalla casa per suicidarsi tramite malattie veneree, Lucrece rimane incinta e partorisce un frugoletto - orrore orrore - che sorride sempre e porta in sè un'indomabile voglia di vivere. La famiglia è sconcertata e preoccupata, Alan è un bambino da nascondere e correggere, altrimenti che ne sarà della prosperità del negozio? Questa situazione porta Mishima alla depressione, tanto da essere costretto a letto per qualche giorno. Quanto basta ad Alan per rivoluzionare il negozio con l'aiuto di madre, sorella e fratello, contagiati dal suo stesso ottimismo.
Non vi svelo il finale, che è radicalmente diverso fra film e romanzo e che decreta anche l'abisso fra i due prodotti. Segnalo invece che il libro è zeppo di citazioni letterarie e non, versi di poesie di Charles Baudelaire soprattutto, ma anche di canzoni popolari francesi o di Kurt Cobain, e cenni a personaggi che in un modo o nell'altro si sono uccisi. Ad esempio, il nome del padre rimanda allo scrittore giapponese Yukio Mishima, che si tolse pubblicamente la vita a 45 anni facendo seppuku, quello del figlio a Vincent van Gogh e quello della figlia a Marilyn Monroe, entrambi suicidi.
Ma accade l'imprevisto: testando un preservativo bucato inventato dalla casa per suicidarsi tramite malattie veneree, Lucrece rimane incinta e partorisce un frugoletto - orrore orrore - che sorride sempre e porta in sè un'indomabile voglia di vivere. La famiglia è sconcertata e preoccupata, Alan è un bambino da nascondere e correggere, altrimenti che ne sarà della prosperità del negozio? Questa situazione porta Mishima alla depressione, tanto da essere costretto a letto per qualche giorno. Quanto basta ad Alan per rivoluzionare il negozio con l'aiuto di madre, sorella e fratello, contagiati dal suo stesso ottimismo.
Non vi svelo il finale, che è radicalmente diverso fra film e romanzo e che decreta anche l'abisso fra i due prodotti. Segnalo invece che il libro è zeppo di citazioni letterarie e non, versi di poesie di Charles Baudelaire soprattutto, ma anche di canzoni popolari francesi o di Kurt Cobain, e cenni a personaggi che in un modo o nell'altro si sono uccisi. Ad esempio, il nome del padre rimanda allo scrittore giapponese Yukio Mishima, che si tolse pubblicamente la vita a 45 anni facendo seppuku, quello del figlio a Vincent van Gogh e quello della figlia a Marilyn Monroe, entrambi suicidi.
Il mio consiglio è di leggere il libro, sarà una piacevole lettura fra il comico e il surreale, con toni noir cui i cugini d'Oltralpe sono maestri e il colpo di scena finale. Si sorride e si pensa.
Buon fine settimana a chi passa di qua.
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