sabato 2 marzo 2013

Il negozio dei suicidi

Bel titolo per finire la settimana, eh?
 
Il negozio dei suicidi è un libro di Jean Teulé, edito da Vertigo nel 2008, nemmeno 200 pagine da leggere tutte d'un fiato con l'impressione di essere capitati in un fumetto, tanto le singole scene sono descritte in fotogrammi precisi  e dettagliati. In effetti l'Autore, ho scoperto, è di estrazione "fumettistica" ed ha trasposto questa caratteristica anche nel testo scritto.
Il mio incontro con Il negozio dei suicidi è avvenuto in senso inverso rispetto a quello cui sono abituata, ossia, in un grigio pomeriggio di un paio di settimane fa mi sono regalata il cinema e sono andata a vedere La bottega dei suicidi, film d'animazione franco-belga del regista Patrice Leconte, che appunto è stato tratto dal libro.
Dico subito che il cartone animato in generale mi è piaciuto abbastanza, una grafica stupenda, l'uso sapiente del colore, il tratto pulito e incisivo.... insomma, per quanto riguarda l'aspetto estetico nulla da eccepire. Per quanto riguarda il contenuto, invece, sono rimasta un po' delusa. La trama poteva dare molti spunti interessanti, i personaggi altrettanto, l'argomento era così delicato e difficile da indurre la Commissione per la revisione cinematografica ad imporre in un primo tempo il divieto per i minori di 18 anni, poi ritirato... invece alla fine si è risolto tutto in un racconto un tantino melenso (colpa temo anche della traduzione italiana dei testi e delle canzoni) che non è assolutamente in linea con il libro di Teulé.

Eccovi la trama a grandi linee.
La famiglia Tuvache gestisce da generazioni un singolare esercizio commerciale, un negozio specializzato in tutto quanto può servire a suicidarsi. Il suo slogan è "Morti o rimborsati", ma nessun cliente è mai tornato a lamentarsi... Il padre Mishima è specializzato nelle morti violente (pistola, impiccagione, seppuku), la madre Lucrèce nei veleni che confeziona personalmente; i figli Vincent e Marilyn tirano a campare uno più depresso e demotivato dell'altro. Gli affari vanno a gonfie vele, perchè nel futuro tetro e desolato immaginato da Teulé non c'è spazio per il sole o per il sorriso, e le persone cercano sollievo dalla fatica di vivere:"E' duro essere un uomo. E' duro rinunciare a tutto... E' che domani bisognerà continuare a vivere...".
Ma accade l'imprevisto: testando un preservativo bucato inventato dalla casa per suicidarsi tramite malattie veneree, Lucrece rimane incinta e partorisce un frugoletto - orrore orrore - che sorride sempre e porta in sè un'indomabile voglia di vivere. La famiglia è sconcertata e preoccupata, Alan è un bambino da nascondere e correggere, altrimenti che ne sarà della prosperità del negozio? Questa situazione porta Mishima alla depressione, tanto da essere costretto a letto per qualche giorno. Quanto basta ad Alan per rivoluzionare il negozio con l'aiuto di madre, sorella e fratello, contagiati dal suo stesso ottimismo.

Non vi svelo il finale, che è radicalmente diverso fra film e romanzo e che decreta anche l'abisso fra i due prodotti. Segnalo invece che il libro è zeppo di citazioni letterarie e non, versi di poesie di Charles Baudelaire soprattutto, ma anche di canzoni popolari francesi o di Kurt Cobain, e cenni a personaggi che in un modo o nell'altro si sono uccisi. Ad esempio, il nome del padre rimanda allo scrittore giapponese Yukio Mishima, che si tolse pubblicamente la vita a 45 anni facendo seppuku, quello del figlio a Vincent van Gogh e quello della figlia a Marilyn Monroe, entrambi suicidi.

Il mio consiglio è di leggere il libro, sarà una piacevole lettura fra il comico e il surreale, con toni noir cui i cugini d'Oltralpe sono maestri e il colpo di scena finale. Si sorride e si pensa.

Buon fine settimana a chi passa di qua.

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