venerdì 28 settembre 2012

Bibliopride 2012

Ciao a chi legge.
 
Riproduco di seguito la comunicazione che potete trovare pari pari sul sito dell'AIB (Associazione Italiana Biblioteche) di cui mi onoro di essere socia.
 
In tempi in cui i tagli al settore della cultura e della ricerca si fanno sempre più pesanti e sempre più a rischio appare il diritto all'informazione e alla conoscenza non ostacolate da fattori economici o altro, abbiamo sentito il bisogno di una giornata dedicata al mondo delle biblioteche.
Vogliamo riaffermare con forza la nostra presenza ed il ruolo fondamentale che svolgiamo come mediatori di conoscenza, sapere, democrazia... e al di là di ogni facile retorica, l'orgoglio di esserlo.
 
Oltre all'evento di Napoli, ciascuna biblioteca può aderire alla giornata con iniziative specifiche. Ci saremo anche noi, proprio sabato 13 alle ore 10.00, con una lettura dedicata ai bambini: Mostri a merenda, a cura della Coop. Tangram. Ingresso libero e gratuito.

 
Giornata nazionale delle biblioteche
Vieni con noi a Napoli il 13 ottobre!
 
Il 13 ottobre a Napoli e in moltissime città italiane si celebrerà la prima Giornata nazionale delle biblioteche. Una ricorrenza promossa dall’Associazione Italiana Biblioteche per ribadire l’importanza del sistema bibliotecario nazionale per la crescita culturale, economica e sociale del nostro Paese; una giornata di sorprese e di scoperte per tutti gli italiani, lettori e non lettori, frequentatori di biblioteche e non; un’affermazione d’orgoglio per tutti i bibliotecari, che vogliono ribadire pubblicamente l’amore per la loro professione e chiedere maggiore attenzione da parte delle istituzioni.

Circa un anno fa, era il 22 ottobre 2011, abbiamo lanciato La notte delle biblioteche, un appello pubblico a difesa delle biblioteche italiane minacciate dai tagli ai bilanci e dal disinteresse delle istituzioni. Analoghe proteste sono state avviate in Gran Bretagna e in altri paesi per le medesime ragioni. Oggi come un anno fa vogliamo riaffermare l’importanza delle biblioteche come servizio essenziale per la vita culturale, sociale e civile del Paese, come presìdi di democrazia fondati sulla libertà di espressione e sul confronto delle idee.

Le biblioteche costituiscono un’infrastruttura della conoscenza che raccoglie, organizza e rende disponibili i prodotti della creatività e dell’ingegno, fornisce accesso a una pluralità di saperi e di informazioni, agevola l’attività dei ricercatori e degli studiosi, tutela la memoria culturale della nazione, offre a tutti i cittadini occasioni di crescita personale e culturale, favorendo l’acquisizione di competenze che possono essere spese nella vita sociale e lavorativa. Ma le biblioteche sono oggi anche luoghi di scoperta e di partecipazione, ambienti di apprendimento dove le persone possono imparare a dominare le tecnologie e a muoversi nel mondo sempre più esteso dell’informazione e dei saperi. Luoghi aperti, gratuiti, alla portata di tutti, che attendono solo di essere scoperti e valorizzati.

Le biblioteche italiane sono la rampa di lancio di una nazione che intende puntare sullo sviluppo delle capacità e delle competenze, sul merito che si manifesta a partire dall’uguaglianza delle opportunità concesse a tutti. Il 13 ottobre vogliamo ricordarlo all’Italia intera, senza proteste e con il sorriso sulle labbra.

Segna in agenda: il 13 ottobre hai un impegno con l’AIB, partecipa al BiblioPride!

venerdì 21 settembre 2012

La scuola è cominciata


Lo so, la scuola è cominciata ormai da più di una settimana, ma lo stesso voglio inviare a tutti gli studenti che stanno leggendo un buon inizio d'anno scolastico e la fortuna di trovare sulla propria strada buoni maestri e ottimi libri (questi ultimi sono anche i migliori maestri e amici che potrete mai avere).
Mi rendo conto di quanto possa essere pesante lasciare la comodità del proprio letto e della propria casa per starsene seduti delle ore ad ascoltare, prendere appunti, fare compiti di cui a volte non si vede l'utilità, e magari contemporaneamente tremare in attesa di un'interrogazione o del tema in classe... Ma, credetemi, non è poi così male e soprattutto vi sarà molto utile, da subito e nel futuro.
 
Chiudo, perchè non intendo farvi un pistolotto sulla bellezza dello studio della lettura della scuola del dovere ecc. ecc. Prendo invece spunto dal felice evento della riapertura delle scuole per presentarvi il libro di un autore che, per parte mia e non solo, ha raggiunto il massimo del consenso e del gradimento, di cui spero di potervi proporre presto un post dedicato: Roald Dahl. Premesso quindi che sono assolutamente di parte e che ho regalato i suoi libri al mio nipotino quando ancora non sapeva leggere, introduco il divertente, ironico, sottile, godibilissimo Boy.

Dunque, i Dahl erano norvegesi, ma il padre emigrò presto nel Regno Unito per lavoro e per permettere ai figli di frequentare quelle che secondo lui erano le migliori scuole di allora. Boy narra proprio dell'infanzia di Roald e soprattutto del periodo trascorso nei severissimi istituti inglesi, al cui confronto le scuole di qui e in generale d'oggi sono delle vacanze a cinque stelle.
L'Autore non vuole scrivere un'autobiografia, perchè non vuole - dice - annoiarci con particolari noiosi e lunghe chiacchiere: così inizia uno dei più deliziosi racconti della vita di una bimbo prima e di un ragazzino poi negli anni Venti. Una meravigliosa famiglia, grande ed affettuosa, che presto perde il padre; le vacanze sulle isole norvegesi, mari ghiacciati e cieli luminosi; una madre amorevole, eppure inflessibile nel mandare il piccolo Roald lontano, dove erano ubicati questi gloriosi istituti educativi...
Il nostro eroe affronta con il consueto umorismo quello che gli succede, anche se non esattamente piacevole: le punizioni corporali che insegnanti e rettori infliggono per ogni minimo sbaglio, il freddo di lugubri dormitori che ospitavano più ragazzi, la sbobba immangibile definita "cibo", le angherie dei compagni bulli ... Non è una bella situazione e per quanto di carattere forte Roald ne soffre (leggete l'episodio in cui effettuano a tradimento su di lui l'asportazione delle adenoidi senza anestesia e lo rimandano a casa sulle sue gambe, ancora sanguinante...). La nostalgia fa capolino qua e là nella narrazione: Roald scriverà ogni settimana alla madre, a partire dal 1925 e fino al 1957, anno della morte di lei, e ampi stralci delle sue lettere sono riprodotti nel libro.
 
"La nostalgia è un po' come il mal di mare. Non puoi immaginarti come sia spaventoso finché non ne soffri e, quando ti prende, ti arriva come un pugno allo stomaco e vorresti morire. La sola consolazione è che entrambi questi mali si risolvono di colpo. La nostalgia di casa sparisce appena abbandoni i confini della scuola e il mal di mare appena la nave entra in porto".
 
Cosa dirvi, ancora? Il libro, anche se narra di situazioni difficili, brutte, dolorose, non riesce ad essere triste: aleggiano sempre il sorriso, la gioia delle vacanze, il divertimento per gli scherzi ai danni del malcapitato di turno. E, come per una vendetta postuma, i rettori crudeli, le vecchie cattive, i compagni prepotenti e tanti altri si ritroveranno poi dipinti nei più famosi racconti e romanzi di Dahl.
 
Una volta che avrete letto Boy, non vi lamenterete più della vostra scuola...garantito!

sabato 15 settembre 2012

Cose da veri uomini

Rieccomi con un piccolo post (semi) provocatorio, a partire dal titolo.
Premetto che mi irritano profondamente le distinzioni del tipo "cose da uomini / da donne". Sono contraria di principio a limitazioni di questo genere, le ritengo improduttive se non addirittura controproducenti in ogni campo, in primis per quanto riguarda i libri. Tanto per fare un esempio che mi riguarda personalmente, durante la preistoria della mia infanzia divoravo i romanzi di Emilio Salgari (per chi non lo sapesse, storie di pirati a gogo'), per passare poi con disinvoltura a Jules Verne (viaggi, naufragi, scoperte scientifiche e albori di fantascienza), perdendomi nel mio preferito in assoluto, Robert Louis Stevenson (che capolavoro L'isola del tesoro... e più tardi, Dottor Jekyll e Mr. Hyde!!!). Insomma, letture che qualcuno definirebbe prettamente "maschili", ma che in ogni caso i miei genitori si guardavano bene dal vietarmi in nome di non si sa quale criterio oscurantista. Anzitutto sapevano bene che avrebbero ottenuto l'effetto opposto, ma soprattutto si rendevano conto che questa mia fame di letture era positiva, e che mi avrebbe spinta ad ampliare il mio raggio d'azione con un meccanismo di autoalimentazione che continua ancora oggi.
 
Chiusa questa breve parentesi, passo ad illustrare un libro che di per sè avrei degnato di poca attenzione solo per il titolo: Il pericoloso libro delle cose da veri uomini, di Conn e Hal Iggulden, ed. Mondadori, 2007.
 

Anche stavolta devo ringraziare il caso o chi per esso, perchè di detto libro mi è stata richiesta un'opinione ed ho dovuto giocoforza cercarlo ed esaminarlo. Si presenta come un grosso tomo (circa 300 pagine) con la copertina rigida e di un rosso vivace e le scritte impresse in oro e nero. La carta delle pagine riproduce  un effetto di falsa usura e invecchiamento, con finte pieghe e perfino gli schizzi del caffè. La controcoperta presenta un delizioso motivo di teschi con le loro brave tibie incrociate.
Passiamo ai contenuti, che sono poi quelli che ci interessano di più.
 
Il Sommario ci dà un'idea della mole di materiale trattata dai due autori e va da Il kit da veri uomini (che comprende coltellino svizzero, bussola, fazzoletto, ago e filo...), a Domande sul mondo (perchè un giorno estivo è più lungo di un giorno invernale? cos'è il vuoto?), a Cappelli, barche e gavettoni di carta, a Coltivare cactus, ecc. ecc. Oltre a questo tesoro di istruzioni che in qualche caso difficilmente metteremmo in pratica (Cacciare e cucinare il coniglio, almeno nella prima parte...), il libro è infarcito, proprio come una bella torta sontuosa, di informazioni e notizie che spaziano dalla storia, all'astronomia, alla medicina, alla letteratura.
Ci si può trovare veramente di tutto e imbastire, proprio come è successo in famiglia da me, accese discussioni sulle personalissime graduatorie degli Autori in tema di canzoni, film, fumetti, poesie, ecc. ecc.
Insomma, è proprio un libro divertente, una miniera da esplorare anche aprendolo semplicemente a caso, perchè ogni pagina fornisce spunti interessanti o nozioni utili. Promosso, per quanto mi riguarda: tanto da essere regalato sia a bambini che adulti e da essere acquistato per la nostra biblioteca.
 
Segnalo il capitolo Le ragazze, a pag. 140, con ben 9 consigli per trattare le stesse. La lettura di queste pagine sarà utile ad entrambe le metà del cielo, ve lo assicuro.
 

mercoledì 12 settembre 2012

Qualche citazione allo sbaraglio

Un libro deve essere come un'arma che possa rompere i mari ghiacciati dentro di noi, Franz Kafka
 
Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso e mi ricordano che i giorni corrono veloci e che la vita fugge via, Francesco Petrarca
 
Leggo per legittima difesa, Woody Allen
 
Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira, J. D. Salinger
 
Tutti i libri del mondo non ti danno la felicità, però in segreto ti rinviano a te stesso. Lì c'é tutto ciò di cui hai bisogno, sole stelle luna. Perchè la luce che cercavi vive dentro di te. La saggezza che hai cercato a lungo in biblioteca ora brilla in ogni foglio, perchè adesso è tua, Hermann Hesse
 
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere, Daniel Pennac
 
Nessun vascello c’è che come un libro
possa portarci in contrade lontane
né corsiere che superi la pagina
d’una poesia al galoppo -
Questo viaggio può farlo anche il più povero
senza pagare nulla -
tant’è frugale il carro che trasporta
l’anima umana.
Emily Dickinson
 
Io leggo per un sacco di motivi. Generalmente tendo a frequentare lettori e ho paura che, se smettessi di leggere, loro non vorrebbero più frequentare me (sono gente interessante e sanno un sacco di cose interessanti, ne sentirei la mancanza). Sono anche uno scrittore e ho bisogno di leggere per ispirami e per istruirmi e perché voglio migliorare, e solo i libri possono insegnarmi come. A volte, certo, leggo per scoprire delle cose: a mano a mano che invecchio, sento sempre di più il peso della mia ignoranza. Voglio sapere com'è questa o quella persona, vivere in un posto o in un altro. Amo quei dettagli sui meccanismi del cuore e della mente umana che solo la narrativa ci può illustrare, i film non si avvicinano abbastanza, N. Hornby, Una vita da lettore
 
 

Chi di voi lettori vuole contribuire e/o commentare? Queste non sono che gocce nell'oceano! Ciao a tutti

P.S.: Faccio notare che ho cambiato anche la citazione in Hanno detto!

domenica 2 settembre 2012

Calcio

"Come mia mamma, anche gli altri adulti alla fine si arrendevano.
Fratello Lasi smetteva perfino di appiopparci note sul diario, ci supplicava di non toccare palla nei giorni che non fossero quelli di allenamento.
Era impossibile, perché ogni pomeriggio un benedetto pallone ti ruzzolava chissà come tra i piedi. Ti saltellava tra le gambe come un cagnolino affettuoso, capace di annusare il tuo odore a miglia di distanza.
Solo un essere senza cuore, a quel punto, non ci avrebbe giocato.
I professori, tutto d'un tratto, si rendevano conto che i nostri voti non avrebbero lasciato ferite mortali.
Scoprivano di non avere tempo, né voglia, di impantanarsi in una guerra persa in partenza.
Mettevano da parte le prediche, autografavano qualche insufficienza da fare controfirmare ai genitori e lasciavano perdere.
Avevano cercato di allontanarci dal calcio, ma non ci sarebbero mai riusciti.
Era il calcio che si rifiutava di allontanarsi da noi."

Oggi vi regalo uno stralcio da un romanzo in cui mi sono imbattuta quasi per caso e che stranamente - visto che non sono né un'appassionata, né un'esperta di calcio: hanno provato in tanti, invano, a spiegarmi le regole del fuorigioco... - ho preso a leggere e poi divorato ridendo e divertendomi ad ogni pagina.

Si intitola Un'ultima stagione da esordienti, ed. Marcos y Marcos, 2006, e l'autore è Cristiano Cavina. Leggo dalla sua biografia che lavora anche adesso nella pizzeria di famiglia a Casola Valsenio, Ravenna, e tiene a non considerarsi uno "scrittore"... Non male, per uno che con i suoi libri ha vinto premi prestigiosi come Tondelli, Vigevano, Castiglioncello, Selezione Strega, ecc.

L'io narrante è lo stesso Autore, classe 1974, che rievoca con umorismo e un po' di nostalgia i suoi giorni di ragazzetto innamorato del calcio, fra scuola, partite che di amichevole hanno solo il nome, tifoserie di ogni genere, compagni poi persi o mai ritrovati...
La scrittura di Cristiano Cavina è talmente vivida e immediata che ci si ritrova immersi nelle atmosfere di un piccolo paese di collina, dove si gioca su un campetto duro come il cemento e gli spogliatoi sono al minimo sindacale. Un mondo ed un'età in cui il calcio è ancora puro e dispensa magia nei momenti più impensati, in cui ogni partita viene giocata come se fosse l'ultima e mettesse in palio la gloria e il futuro.

Fa uno strano effetto conoscere tifosi come il professor Querzoli, "... latinista in pensione più o meno dalla caduta dell'Impero Romano, che non si perdeva un incontro casalingo e mandava al diavolo gli avversari e i loro tifosi con una ricercatezza e un'eleganza di linguaggio mai eguagliata...".
Oppure Dapersè - attenzione ai soprannomi dei personaggi, sono delle chicche che da sole valgono la lettura del libro! -, il quale decide di esporre in campo una scritta:"... Rispolverando la sua antica educazione scolastica, aveva optato per un lugubre LASCIATE OGNI SPERANZA, VOI CHE VENITE DENTRO".

Non mancano naturalmente le descrizioni delle partite, con tale dovizia di particolari che perfino io capisco le azioni di gioco; impagabile il resoconto di una simulazione di fallo effettuata da un compagno di squadra, che appena sfiorato riesce ad esibirsi in una caduta spettacolare e rotolare a 30 metri di distanza (ricevendone perfino i complimenti dallo stesso arbitro, allibito).

Mi sono immersa nelle microstorie di amici e compagni di squadra, attori di questo piccolo mondo che non sempre presenta un lieto fine, anzi... Talvolta sono vicende tristissime, che riconosciamo come nostre perché purtroppo le leggiamo quotidianamente sui giornali o le sentiamo al TG della sera; o, peggio ancora, le abbiamo vissute personalmente. Cavina in questo non fa sconti, non cerca di alleggerire la storia per non rattristare il lettore, ma ci fa partecipi delle sue lacrime come delle sue risate. Da provare.

Segnalo ancora l'ultimo capitolo del libro, dal titolo Non vedo l'ora, e trascrivo (non me ne voglia l'Autore, adesso smetto) i ringraziamenti nella pagina finale del libro con cui concordo amaramente:

"Questo libro non sarebbe stato scritto senza l'esperienza nei campi sportivi disseminati in questa repubblica, dove si giocano i campionati provinciali.
Gli unici luoghi in cui il Dio del Calcio non si vergogna a farsi vivo".

Bibliografia:
  • Mamma Paura, L'Autore Libri, 1997
  • Alla grande, Marcos y Marcos, 2003
  • Nel paese di Tolintesàc, Marcos y Marcos, 2005
  • Un'ultima stagione da esordienti, Marcos y Marcos, 2006
  • I frutti dimenticati, Marcos y Marcos, 2008
  • Scavare una buca, Marcos y Marcos, 2010
  • Romagna mia!, Marcos y Marcos, 2012