giovedì 25 ottobre 2012

I pensieri di notte

Anche con questo post mi limito a riportare quello che altri, ben più grandi di me, hanno scritto, nella speranza che parole come queste, con un senso profondo e un mare di umanità dentro, possano indurci a leggere ancora, pensare, trarre conclusioni e - forse - diventare un po' migliori.

Signori e signore, da L'albero dei mille anni, Rizzoli, 2010, di Pietro Calabrese, giornalista morto per un tumore il 12 settembre 2010:

…Sapete come sono i pensieri di notte, hanno un ritmo diverso da quelli del giorno. Vanno e vengono per i fatti loro, non riuscite a controllarli bene, vi scappano da una parte e dall’altra, e quando riuscite a imbrigliarli, o almeno così vi pare, vi accorgete che il tempo trascorso è molto più dilatato di quello che credevate. Di notte il tempo con i suoi pensieri arruffati se ne va per i fatti suoi. La clessidra della notte non somiglia a quella del giorno. Sono le magie dei granelli di sabbia, la grande “magheria” dell’universo che ci circonda.

…”Mio Dio quanto è lungo questo pomeriggio di malinconia” ho pensato a un certo punto con un nodo in gola. Ho pensato alla mia vita che stava per finire, e che quella brevità concessami non mi avrebbe permesso di vedere quasi nulla delle molte cose che invece pensavo mi spettasse di diritto vedere e vivere. Come sono sciocchi e orgogliosi e pieni di sé gli uomini molte volte! Pensano che tutto sia loro dovuto e non si rendono conto che ogni cosa, anche la più piccola e apparentemente insignificante, è un meraviglioso regalo dell’esistenza: la vera felicità è accanto a noi ogni giorno, trasparente di una luce abbagliante che solo noi stupidi ciechi non riusciamo a vedere.

…Mi era arrivato addosso all’improvviso quel treno in corsa del cancro assassino. Perché mi fermassi. Perché riflettessi. Perché capissi. Perché ripensassi ai miei giorni marginali e non li rivivessi mai più. Perché finalmente realizzassi che il valore della vita non è nella vita stessa ma è dentro le piccole cose quotidiane, il qui e ora. Perché sprechiamo il valore delle cose che contano veramente. Perché pensiamo che il bello e il buono sono sempre altrove. Perché la vita è bella, bello il sole e il freddo dell’inverno, bellissima una giornata di primavera e il venticello che l’accompagna.

Segnalo anche, agli interessati e non, un paio di titoli assolutamente meritevoli che probabilmente molti già conosceranno perchè non sono titoli recenti:

L'ultima lezione, Randy Pausch, Rizzoli 2008
Nell'agosto 2007, Randy Pausch, professore presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Pennsylvania, scopre che il cancro contro il quale combatte è incurabile e che gli restano pochi mesi di vita. Il 18 settembre 2007 tiene davanti a 400 studenti e colleghi la sua "ultima lezione", intitolata "Realizzare davvero i sogni dell'infanzia". Potete vederla anche voi, cliccando qui. Pausch non vuole rivelare il senso della vita; più modestamente, mostra perché vale la pena vivere.

I miei martedì col professore, Mitch Albom, Rizzoli, 1998
In questo caso si tratta di una romanzo. L'autore e voce narrante rivede intervistato in TV un suo vecchio professore di college con cui ha perso i contatti, nonostante il legame profondo che li univa e l'influenza che egli aveva avuto su di lui. Vergognandosi del proprio lungo silenzio, Albom si decide infine ad andare a trovare l'anziano professore, ormai gravemente malato. Per quattordici settimane si vedranno ogni martedì, dibattendo dei temi più vari, in cui l'amore, la vita, la gioia, si intrecciano con la sofferenza e la morte: "... bisogna imparare a morire e così imparare a vivere". Bello e toccante.

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